Timbrava il cartellino e tornava a casa, il giudice gli dà ragione
di Nicola Munaro
LA STORIA
Protagonista di una sentenza destinata a fare scuola, è Ruggero Orlando, 65 anni, residente a Portogruaro, con un passato da consigliere comunale a Montebelluna, nel Trevigiano, e dipendente del Ministero per i beni e le attività culturali - Soprintendenza del Veneto come impiegato nel servizio accoglienza del Museo Concordiense. A far nascere la disfida arrivata in discussione in Appello, era stato un demansionamento da vigilante a personale di accoglienza del Museo che, a suo dire, l'ex consigliere comunale avrebbe subito da parte del Ministero nella primavera del 2005.
Retrocessione lavorativa che il dipendente non aveva accettato e di cui aveva parlato in una lettera spedita il 22 giugno 2005 sia alla Sovrintendenza del Veneto, sia alla direzione del Museo Concordiense. Scritti in cui, dopo aver fatto presente la propria delusione, annunciava la protesta: ovvero che avrebbe timbrato il cartellino all'ingresso e in uscita, ma che le sue braccia sarebbero rimaste incrociate.
Comportamento che il lavoratore aveva tenuto per alcune giornate del 2005 (e che gli erano costate una prima condanna, confermata in Appello, ndr) e che aveva riproposto per altre due settimane tra il 29 agosto e il 15 novembre 2006.
IL RICORSO
Di fronte a questa nuova astensione, sia il Ministero dei beni culturali, sia la direzione del Concordiense, si erano rivolti alla procura la quale, a sua volta, era riuscita a ottenere una seconda condanna del lavoratore. Che, deciso a far valere le proprie ragioni e assistito dall'avvocato padovano Nazareno Stivanello, aveva impugnato la sentenza in Appello. Dove i giudici gli hanno dato ragione: «L'aver preannunciato con una lettera formale il comportamento contrario agli obblighi - si legge - impone di ritenere che l'artifizio ideato era totalmente privato della sua attitudine ingannatoria. L'Orlando manifestava il fine di protesta che la connotava» e lo «scopo diretto e correlato alla sua condotta era appositamente quello che il datore di lavoro ne fosse anticipatamente al corrente». Uno sciopero, quindi. Legittimo e pure annunciato.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 13 Dicembre 2018, 16:34
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