Arrigo Sacchi: «Siamo saliti ai piani alti per salvarci dall'alluvione, vivo (di nuovo) l'incubo di quando avevo 3 anni»

L'ex allenatore di Milan e Nazionale sta vivendo (di nuovo) quanto accaduto quando aveva solo tre anni

Arrigo Sacchi: «Siamo saliti ai piani alti per salvarci dall'alluvione, vivo (di nuovo) l'incubo di quando avevo 3 anni»

di Redazione Web

«Quando si arrabbia, la natura e sempre piu forte di noi - dichiara Arrigo Sacchi -. A Fusignano scorre il Senio, che non sara il Mississippi ma in questi giorni non c’e mica da scherzare. Stiamo vivendo un’alluvione che mi ha risvegliato quello che forse e il primo ricordo della vita». In un'intervista a La Repubblica, l'ex allenatore di Milan e Nazionale racconta la sua prima esperienza con il maltempo.

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Arrigo Sacchi: «Così mi sono salvato, vivo di nuovo l'incubo»

Arrigo Sacchi in una lunga intervista vive di nuovo i drammatici momenti di quando era piccolo che tanto somigliano a quelli che stanno vivendo tantissime persone, in questi giorni, in Emilia Romagna. «Il primo ricordo della mia vita: ho tre anni, e mi caricano sul tubo della bicicletta per portarmi a guardare il fiume che e uscito dall’argine.

Rivedo quella scena perfettamente, in ogni dettaglio, come se fosse avvenuta poche ore fa. Ricordo i sacchi di sabbia, un muro per fermare almeno un pò quel disastro».

A proposito dell’alluvione che sta mettendo in ginocchio la sua Emilia Romagna, spiega: «Qui basta spostarsi di quattro o cinque chilometri e tutto cambia. A Maiano Monti, il paese di Vincenzo Monti dove ci sono ancora i suoi famosi tigli, stanno piu all’asciutto di noi. Ma se si va ancora oltre, un altro canale e esondato e si e mangiato cinquanta metri di sponda vicino a un forno, una cosa impressionante. A un certo punto volevo andare a controllare in che stato sono dei terreni che ho da quelle parti, pero i carabinieri mi hanno bloccato».

«Ci hanno ordinato di salire ai piani alti»

La sera del disastro, Sacchi racconta che si trovava davanti alla tv: «Stavo guardando Inter-Milan, ed è arrivato l’ordine di salire ai piani alti delle case per metterci al sicuro. L’ho fatto anch’io, immediatamente: qui bisogna essere in forma per forza». Poi spiega come dalle sue finiestre veda il fiume scuro e arrabbiato. 

«Il fiume scuro e arrabbiato, a poche centinaia di metri da qui. A meno di dieci chilometri e uscito tutto. E non smette di piovere nemmeno per un minuto. Viene un nodo alla gola». Sacchi fa poi una considerazione: «Siamo un Paese vecchio, dove prevenzione e merito sono parole sconosciute. In Italia nessuno sa fare squadra. Conosco Bonaccini, bravissima persona, ma in due o tre anni non si può rimediare a secoli di assenza. Nessuna cura delle sponde e della natura, tutto dovuto e va bene finché dura. Pensiamo di essere sempre i più furbi, invece siamo una nazione piena di debiti». 

«Mio padre Augusto, decorato di guerra sugli aerosiluranti, un vero pragmatico lombardo, mi insegnò varie cose. La prima: saper distinguere le mele marce che guastano tutte le altre, e imparare a scegliere le persone». E poi «non c’è quasi mai un progetto, non c’è strategia, solo tattiche improvvisate: come nel calcio - conclude Arrigo Sacchi -. Però è stata la mia fortuna: io facevo cose semplicissime, ma paragonate a quelle degli altri passavano per rivoluzionarie».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 18 Maggio 2023, 10:20
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