Non era la prima volta che minacciava qualcuno con la pistola. Andrea Pignani, lo psicolabile 34enne autore della strage di Ardea (si è poi suicidato nella propria abitazione) era uscito dieci giorni fa da un centro di salute mentale.
Già in passato era stato sottoposto a TSO/Trattamento sanitario obbligatorio a causa delle sue patologie. La pistola che ha usato per compiere la strage - una Beretta calibro 7,65 - e che poi ha rivolto su se stesso era del padre, una guardia giurata. Alla morte del genitore, a novembre 2020, Andrea Pignani non aveva denunciato il possesso dell'arma, come prevede la legge.
In passato, è poi emerso, aveva minaccio la madre con un coltello. La donna, nelle terribili ore successive alla strage, ha cercato di parlare al figlio barricato in casa, senza successo.
«Perché una persona disturbata mentalmente, più volte segnalato dai vicini per averli minacciati con la pistola, era ancora in possesso di quell'arma?».
«Si pensava che la pistola fosse finta, una scacciacani, sarà successo quattro volte, si sentivano i colpi. La segnalazione attraverso la vigilanza del consorzio era arrivata a carabinieri e polizia locale».
Carattere irascibile e incontrollabile, ricorda ancora Catini parlando dell'assasino-suicida: «Andava fuori di testa per nulla. Ho sentito dire che stamattina aveva avuto una discussione con il papà di Daniel e David, ma per futili motivi. Ha provato a sparare anche ad una quarta persona, ma l'ha mancata».
Pignani si sarebbe ucciso con la stessa arma utilizzata per la strage.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 14 Giugno 2021, 13:55
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