Elezioni, Augello lo stratega della vittoria di Alemanno: «Colpa di Michetti? No, l'assalto alla CGIL ha cambiato tutto. È ora partita aggressione mediatica a Meloni»

Elezioni, Augello lo stratega della vittoria di Alemanno: «Colpa di Michetti? No, l'assalto alla CGIL ha cambiato tutto. È ora partita aggressione mediatica a Meloni»

di Marco Esposito

«In Italia c'è stato un vento mediatico, dopo i fatti di Piazza del Popolo e dell'assalto alla CGIL, che ha favorito il centrosinistra e che ha determinato anche la maggior mobilitazione del loro elettorato. Stiamo parlando di un "vento" che ha spostato tra i 3 e i 5 punti percentuali. E ora Giorgia Meloni deve capire che è iniziata un'aggressione contro di lei, contro la sua figura». 

Andrea Augello, senatore per diverse legislature del centrodestra, king maker della vittoria di Gianni Alemanno a Roma nel 2008, è sempre molto attento nelle sue analisi. E, pur dopo il 5-0 per il centrosinistra, non drammatizza quanto accaduto nelle recenti amministrative, individuando la debacle del centrodestra nel "vento mediatico" che si è alzato dopo gli episodi di Piazza del Popolo che, a suo giudizio, hanno determinato la sconfitta dei candidati di centrodestra quasi ovunque. 

Senatore Augello: che giudizio esprime sul risultato delle elezioni per il sindaco di Roma ?

«Penso che ci sia stata una specie di ventata mediatica nazionale che ha fortemente condizionato il voto. Il risultato nazionale va ben al di là dei problemi di un candidato locale o di scelte più o meno felici. In tutta Italia dopo l'evento dell'assalto alla CGIL e al vento mediatico che ne è seguito, l'elettorato di centrosinistra era più motivato».

Quindi la manifestazione di sabato è stata determinante ai fini dei ballottaggi?

«Non è stata solo la manifestazione. Per quattro giorni sembrava di vivere ne1921, con tutti i talk show a ripetere le stesse cose. Questa chiamata alle armi ha funzionato e ha determinato l'esito del voto. Io non credo che il centrodestra abbia avuto difficoltà in un posto in una città in particolare. Su tutta Italia questo genere di campagna mediatica ha spostato tra i tre e i cinque punti percentuali. Questa è stata la chiave di queste elezioni amministrative».

Proviamo ad andare oltre, però: su Roma il centrodestra non poteva trovare un candidato migliore di Michetti?

«Certo se si perde è normale pensare di aver sbagliato qualcosa. Ma la chiave di quanto accaduto l'ho spiegata».

Lo ha mai incontrato Michetti?

«Si, l'ho trovato sinceramente sbalordito dal clima aggressivo nei suoi confronti. Un clima che ha sofferto perché è una persona mite. Ma un candidato di centrodestra fa sempre i conti con questo frullatore».

Ma non è che invece è successo solo che i vostri elettori sono rimasti a casa?

«In parte può essere accaduto. Ma quando scopriremo i flussi ci accorgeremo che la spinta emotiva - determinata dagli episodi a Piazza del Popolo e alla sede della CGIL - ha agito da catalizzatore sugli elettori che nel primo turno avevano scelto Calenda o la Raggi. Si tratta di persone che da giovani hanno fatto parte in gioventù nei movimenti studenteschi e che hanno vissuto tutto questo come una sorta di chiamata alle armi. E infatti i picchi di partecipazione si sono registrati dove vivono queste persone. Persone scolarizzate e benestanti».

Altro nodo: il centrodestra paga il fatto di aver strizzato l'occhio ai NoVax e ai No green pass, spaventando l'elettorato moderato?

«Quando subisci una sconfitta devi analizzare tutto quello che hai fatto, ma dal punto di vista dei contenuti il centrodestra non ha assolutamente sostenuto i NoVax. Possiamo dire che ha permesso al Partito Democratico di inventare una dicotomia tra chi aveva lottato per i vaccini, loro, e chi ha sostenuto i NoVax, ovvero il centrodestra. Nella realtà sono stati i governatori che hanno fatto la campagna dei vaccini e che per lo più sono di centrodestra.

Sostenere che il centrodestra appoggia i NoVax è bizzarro. A me risulta un'altra cosa».

E quale?

«Il Centrodestra si è posto il problema del Green pass rispetto ai lavoratori dipendenti, ma tra questo e sostenere che il centrodestra sia NoVax c'è un baratro. La verità è un'altra».

Cioè?

«Probabilmente il centrodestra ha sbagliato qualcosa nella comunicazione ed è stato schiacciato su questa posizione, vedendosi attribuire cose che non ha mai detto».

Ma è Giorgia Meloni a dire che il Green pass è uno strumento antidemocratico

«Non è che lo dice la Meloni, è così».

Si può dire che è opinabile?

«No, non è opinabile. Il fatto stesso che venga posto come condizione obbligatoria solo nel nostro paese vuol dire che altrove è stato ritenuto una forma di costrizione. Tra l'altro il Green pass è del tutto irrilevante ai fini dell'epidemia».

Il problema del centrodestra è stata la mancanza di una classe dirigente all'altezza?

«Io non penso che il fatto di avere una buona classe dirigente vada a braccetto con la vittoria elettorale. Non è che siccome la scorsa volta ha vinto il M5S la classe dirigente grillina fosse sfolgorante. E lo stesso vale per il Pd, la classe dirigente democratica ci ha portato ad avere un'Irpef maggiorata. Su Roma il problema del centrodestra è un altro».

Quale?

«Che il centrosinistra è più forte del centrodestra. Anche quando abbiamo vinto le regionali, a Roma abbiamo perso. E anche nell'anno in cui ha vinto Alemanno al primo turno avevamo perso. Il centrodestra per vincere a Roma ha bisogno o di un grande momento di crisi del centrosinistra, o di un grande valore aggiunto. A Milano, invece, per anni il centrodestra è stato maggioritario. E anche oggi se si trovasse un candidato in grado di aggregare di più di e meglio di quanto accaduto questa volta, tornerebbe a vincere.

Senta, ma non è che era lei il candidato giusto?

«No, perché la coalizione cercava un candidato che fosse in grado di attrarre anche l'elettorato di altri candidati, quindi meno connotato politicamente rispetto a me. Può tranquillizzare i lettori di Leggo non sarò mai candidato sindaco di Roma».

Troppo scaltro per farlo?

«No. Io dico sempre questa cosa: bisogna rifarsi al vecchio Festival di Sanremo».

In che senso?

«Nel vecchio Festival di Sanremo c'era chi cantava e chi scriveva la canzone, cosa altrettanto importante. Io non so cantare, il mio mestiere è scrivere le canzoni. Oggi in politica mancano soprattutto buone canzoni scritte bene».

Chi le piacerebbe interpretasse una sua canzone scritta per Roma?

«Non mi candido neanche per scriverla la canzone per Roma. Ora dobbiamo mettere i piedi per terra e capire cosa è successo: ci sono degli elementi di riflessione. Giorgia Meloni deve capire che è iniziata la fase di aggressione alla sua persona. Il centrodestra deve riflettere su quello che è successo, senza fare drammi, ma imparando dagli errori commessi. E poi c'è un'ultima cosa».

Quale?

«Concentrarsi sulla linea di comando che ha realmente gestito i fatti di Piazza del Popolo e della CGIL, sono successe cose molto gravi. Qualcuno ha deciso che la sede della CGIL rimanesse indifesa: chi ha fatto questo ne deve rispondere, non si può fare finta di nulla».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Novembre 2021, 17:49
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