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La scena è surreale, da film dell'orrore: l'uomo riesce da solo a legarsi l’avambraccio con una corda per fermare il sangue e telefona immediatamente al cognato Guido, che abita dall’altra parte della strada, per chiedere aiuto.
Nell’attesa, entra in casa e con una calma impensabile riesce addirittura a cambiarsi i vestiti. Quando arriva il cognato e lo vede in quelle terribili condizioni, non ha ovviamente il coraggio di andare a "recuperare" la mano mozzata. Lo fa Aimar, che la infila in una busta di nylon e la porta con sè in ospedale.
Poi la corsa in auto, disperata, fino all’ospedale di Cuneo e il trasferimento in elicottero al Cto di Torino. In sala operatoria c'erano la chirurga Maddalena Bertolini e la dottoressa Elisa Dutto, di origini cuneesi. L'intervento per il reimpianto, delicatissimo, è durato 9 ore ma è riuscito in maniera perfetta e Giacomo ha avuto modo di tornare a godersi, dopo la riabilitazione, la meritata pesione nella sua villetta di Cervasca.
«A volte ci lamentiamo della sanità, invece è andato tutto benissimo -ha detto il pensionato sempre al quotidiano torinese-. Merito della straordinaria professionalità ed efficienza delle due équipe mediche del Santa Croce e del Cto, che ringrazio di cuore. Anche durante i dieci giorni di ricovero, ho ricevuto grande cortesia, disponibilità, solidarietà. Tutto perfetto».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 16 Settembre 2019, 13:27
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