Alitalia, la lettera dell'hostess all'Ad Fabio Lazzerini: «Per noi la compagnia è la famiglia. La faccia risorgere dalle ceneri»

La lettera-appello dell'hostess all'Ad Fabio Lazzerini: «Per noi Alitalia è la famiglia. La faccia risorgere dalle ceneri»

di Francesca Lambertucci*

Caro dottor Lazzerini,
mi rivolgo a Lei perché è Lei l'uomo Alitalia del momento, come mi sarei potuta rivolgere in altre occasioni cruciali per la nostra azienda a Cempella, Cimoli, Sabelli, Ragnetti e ancora Del Torchio, Cassano, Cramer Ball.
Sa, io ho studiato comunicazione e strategie d'impresa, e la mia tesi di laurea magistrale verteva proprio sui dissesti della nostra compagnia aerea perpetrati nel tempo. Devo ammettere che molte cose che ho incluso nel mio elaborato probabilmente non erano alla portata della mia comprensione, cose che di certo necessitavano di approfondimenti di carattere economico-finanziario, ma al di là di questo, ci sono cose che non sono accettabili proprio agli occhi di chi le vede e le vive da oltre vent'anni di servizio. 
Vorrei invitarla a casa mia, davanti a una carbonara o una pasta e ceci, che mi viene benissimo e le vorrei porre tantissime domande, non perché la ritengo responsabile, ma perché Lei è stato chiamato a darle, le risposte. Da Lei ora ci si aspettano risposte intese come soluzioni, io le farei quelle di ordine etico e umano. 
Le chiederei se sa perché, con le infinite risorse turistiche, ambientali, culturali, artistiche, gastronomiche, climatiche e industriali in seno al nostro paese, l'Italia è destinata a non avere una propria compagnia di bandiera grande, forte e in grado di garantire collegamenti con il resto del mondo che qui, a visitarci, conoscerci e stanziarcisi ci vuole venire? Perché dal 2008 a oggi, se davvero si attuerà questa ennesima riduzione del personale, Alitalia avrà perso oltre i quattro quinti delle sue maestranze? Perché nel tempo nessuno, tra i vari governi e le varie dirigenze, ha voluto prendersi il merito e l'onore di far parlare di sé per aver saputo risanare una volta per tutte quello che risulta alle cronache essere solo un grande carrozzone statale? Vorrei farle capire, come vorrei farlo capire all'opinione pubblica, che quando ci si presenta a qualcuno e si dice di lavorare in Alitalia, sentirsi rispondere di essere dei privilegiati mantenuti dai contribuenti, a lungo andare diventa pesante. Io voglio lavorare, non desidero attendere l'integrazione della cassaintegrazione dall'inps.
Le domando ora, laddove si vocifera dell'ennesimo taglio al costo del lavoro, se chi decide che potremo vivere comunque con una retribuzione più bassa, conosce il valore delle nostre domeniche, dei compleanni dei nostri figli, dei natali e delle pasque, delle sveglie alle 3.30 del mattino, della lontananza da casa, di tutti i momenti importanti passati in aeroporto o in volo piuttosto che insieme ai nostri cari. Glielo chiedo perché se vogliamo fare un discorso meramente economico delle sorti della nostra azienda, anche quell'aspetto andrebbe monetizzato. 
Perché sta succedendo tutto questo? È ciò che chiede l'unione europea? È volere dei cosiddetti poteri forti? Esiste forse un disegno superiore già prestabilito per cui Alitalia è destinata a dissolversi inesorabilmente? 
Fino a qualche settimana fa, non avevo idea di che faccia Lei avesse. Poi un venerdì sera mi è stato assegnato un imbarco e mi è stata segnalata la sua presenza a bordo. Mi aspettavo si sarebbe presentato con scorta e cerimoniale, invece è arrivato da solo, si è messo in fila ordinatamente come gli altri passeggeri, senza fare sfoggio alcuno della sua posizione. Beh, in quel momento non ho visto l'amministratore delegato, ho visto un uomo, sicuramente sotto pressione, sicuramente stanco, sicuramente con molti pensieri per la testa che probabilmente stava tornando dalla sua famiglia dopo giorni di intenso lavoro. Ecco, ciò che vorrei farLe sapere è che per noi dipendenti, Alitalia è famiglia, a volte più accogliente di quelle che ci aspettano a casa. 
Nella vita mi è stato spesso consigliato di defilarmi, di non espormi, come si dice a Roma, di farmi gli affari miei, sul lavoro di rimanere una matricola e non cercare di far spiccare il nome, che può diventare un'arma a doppio taglio.

Stavolta dico no. Generalmente sono una pessimista cronica, indolente, accusatrice e lamentosa. In verità nascondo un animo profondamente idealista, visionario e caparbio che quando ha incrociato il Suo sguardo ha pensato "in Lei voglio crederci, faccia quanto più in Suo potere affinché questa compagnia risorga dalle proprie ceneri".

* Addetta di scalo all'aeroporto di Fiumicino


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 27 Gennaio 2021, 11:45
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