Alfred Gomis, unico italiano ai Mondiali: «Porto con me il tricolore, ma ho scelto il Senegal per mio padre»

Alfred Gomis, unico italiano ai Mondiali: «Porto con me il tricolore, ma ho scelto il Senegal per mio padre»

di Enrico Chillè
Non è ancora riuscito ad avere la propria occasione col Torino, la squadra che l'ha cresciuto, ma intanto, mentre l'Italia non andrà ai Mondiali, in Russia ci sarà lui come unico italiano in campo. Alfred Gomis, 25enne portiere che in quest'ultima stagione ha ottenuto un'esaltante salvezza con la Spal, è pronto infatti a difendere i pali della nazionale del suo paese d'origine: il Senegal.

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«Non ci avevo mai pensato, ma è vero: sarò l'unico italiano in campo ai Mondiali. Porterò con me la bandiera tricolore, mi sono trasferito con la famiglia a Cuneo quando avevo solo tre anni, per educazione e formazione, non solo sportiva, mi sento italiano. Per giocare e crescere, ho girato tutta l'Italia e, anche se un po' tardi, finalmente ho vissuto la mia prima stagione da titolare in serie A» - ha raccontato il portiere in un'intervista al Corriere della Sera - «Ho giocato con le nazionali giovanili italiane, poi però ho scelto il Senegal, non solo perché avevo più possibilità di essere convocato. L'ho fatto per mio padre e per le mie radici, rivedere dopo 15 anni i luoghi della mia infanzia è stato decisivo nella mia scelta».

Nonostante sia cresciuto in Italia, infatti, Alfred Gomis non dimentica le proprie origini: «Lo scorso anno sono stato in Senegal, ho visitato anche la 'porta del non ritorno', sull'isola di Gorée, al largo di Dakar. In pochi metri quadrati, venivano ammassate centinaia di persone che dovevano partire come schiavi verso l'America. Chi non era abile al lavoro per motivi di salute veniva semplicemente gettato in mare, visitare quei luoghi è stato straziante. Ho incontrato mia nonna dopo tanto tempo, parla un dialetto che non capisco ma riusciamo a capirci. Mio padre era morto da poco, sono andato a trovarlo al cimitero, ed è per lui che ho scelto il Senegal: ha fatto tantissimi sacrifici per me e per i miei fratelli, che sono portieri anche loro».

Dalla storia della famiglia si passa ben presto al campo: «Da bambino non volevo fare il portiere, ma era il mio destino. In Senegal sono tutti pazzi per il calcio, il nostro girone, con Colombia, Giappone e Polonia si preannuncia equilibrato e molto combattuto. L'importante è divertirci, se non fosse così ci snatureremmo, ma sono convinto che la nostra nazionale sia forte: abbiamo Koulibaly che è uno dei difensori più forti al mondo, ma anche giocatori come Sadio Manè, Mbaye Niang e Keita Baldé. Non so se partirò titolare, non ne ho la certezza, ma vado per giocarmi le mie possibilità. So che Buffon è diventato portiere dopo aver visto N'Kono del Camerun, ma ci sono stati altri grandi portieri africani. Si dice che abbiamo grandi doti fisiche ma pecchiamo dal punto di vista tecnico e mentale. Io, che sono di scuola italiana, non noto queste differenze».

Gomis, poi, ha affrontato la tematica del razzismo: «Io non ci credo, in Italia più che razzismo c'è ignoranza. Lo vedo quando entro in un locale e tutti si girano a guardarmi sbigottiti, poi quando mi sentono parlare italiano perfettamente la cosa cambia. La verità è che l'Italia non è un paese razzista, ma qualcuno vuole alimentare i pregiudizi nelle persone. Balotelli capitano della nazionale italiana? Sono favorevole, è un modo per responsabilizzarlo e fargli capire che rappresenta una nazione, non solo se stesso. Non amo guardare il calcio in tv, preferisco i libri e la musica. Sto leggendo Le mie stelle nere di Lilian Thuram, è una vera e propria guida nella lotta all'ignoranza».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 8 Giugno 2018, 13:48
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