Referendum, passano i quesiti sulla giustizia: fumata nera sulla cannabis

Il presidente della Consulta Amato: "Si faceva riferimento a droghe pesanti"

Referendum, passano i quesiti sulla giustizia: fumata nera sulla cannabis

di Alessandra Severini

Dopo la bocciatura del referendum sull'eutanasia, la Corte Costituzionale ha bocciato anche il referendum costituzionale sulla legalizzazione della cannabis. Secondo il presidente della consulta Giuliano Amato, così come formulato il quesito era in realtà «sulle sostanze stupefacenti», poiché «si faceva riferimento a sostanze che includono papavero, coca, le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente a farci violare obblighi internazionali».

Senza questo errore, secondo Amato, il quesito sarebbe stato ammesso. Una spiegazione che non convince Marco Cappato, dell'Associazione Luca Coscioni promotrice del referendum: «È Amato a sbagliarsi, non ha letto bene il combinato degli articoli».

Esulta per la bocciatura invece Giorgia Meloni che la considera «una vittoria perché quella contro le droghe e le dipendenze è una battaglia in difesa della vita che non ha colore politico». Bocciato anche il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati, che si vorrebbe chiamare in causa direttamente per gli errori giudiziari (oggi è lo Stato a risarcire il cittadino che abbia subito un danno ingiusto).

La Corte ha invece dato il via libera ai cinque quesiti sulla giustizia promossi da Lega e Radicali, fra cui quello sulla legge Severino e la responsabilità degli amministratori locali. Potrebbero svolgersi fra il tra il 15 aprile e il 15 giugno, Covid permettendo. Il presidente della Consulta è tornato anche sulla bocciatura del referendum sull'eutanasia. «Il referendum era sull'omicidio del consenziente che apre all'impunità penale di chiunque uccide qualcun altro con il consenso, sia che soffra sia che non soffra».

I QUESITI AMMESSI

ANTICORRUZIONE

Ammesso il quesito riguardo la legge Severino: nel mirino l'impossibilità per i parlamentari di mantenere il proprio ruolo dopo una condanna definitiva.

In base alla norma, nel 2013 Silvio Berlusconi decadde dalla carica di senatore. La legge prevede che presidenti di Regione, sindaci e assessori debbano lasciare il loro incarico anche dopo una condanna di primo grado.

CARRIERE SEPARATE

Passa anche il quesito sulla separazione delle carriere. Oggi i magistrati fanno parte di un unico ordine giudiziario, divisi solo tra la funzione pubblici ministeri o giudici. La riforma Cartabia limita le possibilità di cambiare funzione. Con le norme che si intendono abrogare questa scelta si limiterà a una, da fare all'inizio della carriera.

CUSTODIA CAUTELARE

Sì anche al referendum sulla custodia cautelare. I promotori chiedono l'abolizione parziale della possibilità di arrestare una persona indagata per impedire che commetta reati analoghi. Oggi si può finire agli arresti domiciliari o in prigione, prima di una sentenza, se il pericolo di reiterazione riguarda reati per i quali è prevista una pena massima di almeno 4 anni.

CONSIGLIO SUPERIORE

Sì anche alla richiesta di »»» firme per il magistrato che intende candidarsi al Csm. La riforma della legge elettorale per la componente togata del Csm potrebbe però scongiurare il referendum. Promosso anche il quesito che mira a coinvolgere gli avvocati che siedono nei Consigli giudiziari nelle pagelle sulla professionalità dei magistrati.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 17 Febbraio 2022, 14:00
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