Alberto Genovese, le feste e le chat: «Mi sono fatto tre sedicenni. Tecnicamente è legale»

L'imprenditore napoletano, ma milanese d'adozione, è tornato a parlare con i pm. Le chat inviate agli amici però lo inguaiano

Alberto Genovese, le feste e le chat: «Mi sono fatto tre sedicenni. Tecnicamente è legale»

Alberto Genovese, continuano gli interrogatori con i pm per l'imprenditore accusato di aver stordito con la droga e violentato giovani ragazze nella splendida location di Terrazza Sentimento, la sua casa in zona Duomo, a Milano. Proprio la droga, secondo l'imprenditore napoletano ma milanese d'adozione, sarebbe la responsabile dei suoi comportamenti.

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Alberto Genovese ha spiegato di essere caduto nel tunnel degli stupefacenti dopo la fine di una storia d'amore durata sette anni e di aver cercato, per quel motivo, ragazze giovanissime, anche minorenni, disposte a condividere con lui notti di sesso e droga. Lui, però, ha negato di aver drogato e violentato le due ragazze che lo accusano. Nel primo interrogatorio dopo il suo arresto, il 6 novembre 2020, l'imprenditore fondatore di diverse startup di successo si era chiuso in pianti e silenzi. Dopo un anno senza droga, di cui due mesi passati in una clinica per le tossicodipendenze, l'imprenditore sembra aver riacquisito lucidità e i suoi legali avevano chiesto un nuovo confronto con i pm.

L'8 ottobre scorso, Alberto Genovese ha ammesso di avere una certa predilezione per ragazze giovanissime, magre e pronte a drogarsi. «Loro venivano da me proprio per la droga, io viaggiavo in un universo in cui tutto era permeato dalla droga, pensavo di non poter stare con una ragazza che non fosse drogata», ha spiegato qualche settimana fa l'imprenditore. Che poi ha aggiunto: «Tiravo coca senza ritegno da tre giorni, la mia mente era completamente annebbiata, ma la ragazza fuggita da casa mia era venuta volontariamente in camera per fare sesso e drogarci. Aveva voluto esplicitamente la ketamina "per entrare in un mondo colorato e fatato" e poi aveva preteso soldi per fare sesso». 

In una chat con gli amici, risalente al 28 agosto 2020, Alberto Genovese appare però decisamente più lucido. «Io sono un porco pedofilo, ho un range 16/20 anni, in Italia è legale, tecnicamente» - scriveva l'imprenditore - «Se non sei un parente o un professore, si possono avere rapporti con minorenni consenzienti dai 16 anni. Nel 2018 ho fatto tre sedicenni». La versione della ragazza che lo accusa è diversa dalla sua: «Non ricordo nulla, mi hanno drogato inconsapevolmente.

Mi sono resa conto di ciò che era successo solo mesi dopo, con atti dell'inchiesta come i video delle telecamere». In quei filmati, la ragazza sarebbe stata vittima di manovre sadiche e protagonista di urla di dolore.

Quegli stessi filmati sono stati visti anche da Alberto Genovese, ma solo parzialmente. «Non ci riesco a guardarli tutti, ora che non sono più schiavo della droga mi provocano attacchi di panico, ansia, sofferenza, schifo e disgusto», ha spiegato l'imprenditore. Che però continua a respingere le accuse di violenza sessuale anche per quanto riguarda la 23enne che sarebbe stata stuprata a Ibiza con la complicità della fidanzata Sarah Borruso, anche lei imputata: «Quella ragazza era assolutamente e del tutto consapevole di ciò che stava facendo, aveva preso volontariamente molta droga e voleva soldi per fare sesso». Lo stesso imprenditore, però, ammette di non ricordare tutto con chiarezza e con certezza.

Si torna poi alla sliding door della vita di Alberto Genovese. Era l'agosto 2016 e dopo due anni di alcolismo, a causa della separazione da una donna dopo sette anni, l'imprenditore aveva iniziato con la cocaina. «Avevo una vita piena, viva, dedicata al lavoro, con affetti sinceri e successi imprenditoriali da centinaia di milioni di euro. Ero felice» - spiega Alberto Genovese - «Quando mi ha lasciato è finito tutto, poi ho trovato la medicina ed è stata una liberazione. Non pensavo più a niente, è stata l'anestesia della mia vita».

La spirale distruttiva di Alberto Genovese è proseguita con gradualità ma in modo intenso, così come le quantità di cocaina assunte. Lo dimostrano, secondo gli investigatori, anche le chat sempre più agghiaccianti, come quando parlava di una giovane ragazza: «La metto a dieta, la tengo un po' come fidanzata principale, non parla, non sporca, si fa fare qualsiasi cosa». Talvolta, alle giovani ragazze che partecipavano alle feste, venivano fatti regali costosissimi, come borse di Chanel. E, per stessa ammissione di Alberto Genovese, gli amici storici di un tempo erano stati allontanati, con la Terrazza Sentimento che si era presto riempita di persone che «mi usavano solo per il tenore di vita che offrivo, per i regali, per le cene, per le vacanze, per tutto quello che era il contorno intorno a me». Come le 200 ragazze protagoniste delle feste: «Temevo volessero solo farsi mettere incinte per avere i miei soldi». Tutti i partecipanti, ammette lo stesso Genovese, «sono spariti nel nulla un secondo dopo l'arresto».


Ultimo aggiornamento: Martedì 26 Ottobre 2021, 15:07
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