Doveva fare il dentista, se non fosse che un giorno per caso ha letto un libro. I cacciatori di microbi. Si era talmente appassionato, Albert Sabin, esule polacco in America, che girava per i cassonetti di New York a riempire di porcherie le sue provette. È l’uomo che nel 1954 ha trovato il vaccino per la poliomielite, una malattia virale che solo in Europa tra il 1951 e il 1955 ha paralizzato 28.500 bambini all’anno, e ne ha uccisi a migliaia. Il suo vaccino è stato autorizzato in Italia nel ‘63 ed è diventato obbligatorio nel ‘66.
Ora la polio è un ricordo. Una zolletta di zucchero veniva imbevuta del vaccino Sabin, e il bambino la mandava giù. Un metodo celebrato anche dal film Mary Poppins, ricordate la canzone Basta un poco di zucchero e la pillola va giù? Albert Sabin moriva esattamente 28 anni fa, il 3 marzo del 1993, senza aver messo un dollaro in tasca per il suo vaccino: non lo ha mai voluto brevettare. «È il mio regalo per tutti i bambini del mondo» ripeteva.
Un anniversario in sordina, nel mondo in piena pandemia. Dove le dosi contro il Covid scarseggiano, in barba ai contratti siglati con gli Stati, e cresce il dibattito sull’opportunità di intervenire sui brevetti, in modo che più aziende possano produrre senza limitazioni i pochi vaccini finora autorizzati.
Di certo il costo del vaccino non fa che aumentare il gap tra Paesi ricchi e Paesi poveri. E una moratoria su brevetti e licenze, anche di pochi mesi, farebbe bene al pianeta. Che è fatto a vasi comunicanti. «La pandemia si perde o si vince tutti insieme» dice il direttore generale dell’Oms Tedros Ghebreyesus. Stiamo vincendo?
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 3 Marzo 2021, 08:26
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