Altro che guerra a Big Pharma. Gli italiani usano sempre di più i farmaci e lo fanno in base a vari fattori, geografici e socioeconomici. Si scopre così che nelle aree più svantaggiate d'Italia, specialmente al Sud e nelle Isole, i livelli di consumo di farmaci sono più elevati rispetto al resto del Paese, ma anche che al Nord si fa un forte uso di antidepressivi e che al Centro si ricorre molto ai farmaci contro la demenza. È quanto emerge dall'Atlante delle disuguaglianze sociali nell'uso dei farmaci per la cura delle principali malattie croniche, diffuso ieri dell'Agenzia italiana del farmaco.
Il rapporto ha incrociato fattori come l'indice di deprivazione, le prescrizioni farmaceutiche e il contesto geografico, esaminando dodici patologie croniche degli adulti e altre tre infantili. Il direttore generale dell'Aifa, Nicola Magrini, ha illustrato i risultati dello studio: «La posizione socioeconomica non preclude l'accesso alle cure, ma è correlata con l'uso dei farmaci. I tassi di consumo pro capite si registrano nelle aree più svantaggiate, probabilmente a causa del peggior stato di salute, che potrebbe essere associato ad uno stile di vita non corretto».
L'accesso alle cure, indipendentemente dallo status sociale, è garantito dall'universalità del Servizio sanitario nazionale.
Il rapporto, realizzato per Aifa dall'Osservatorio nazionale sull'impiego dei medicinali (Osmed), è anche l'occasione, per Nicola Magrini, per lanciare un monito alla politica. «Dobbiamo calcolare con attenzione la spesa privata sempre più consistente per i farmaci, perché potrebbe rappresentare un fattore di ulteriore differenziazione tra regioni ricche e povere, specialmente per quei farmaci non rimborsati dal Servizio sanitario nazionale, come i contraccettivi orali», ha spiegato il dg dell'Aifa.
riproduzione riservata ®
Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Settembre 2021, 15:38
© RIPRODUZIONE RISERVATA