Trieste, agenti uccisi in questura: il killer sorvegliato a vista in ospedale

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È sorvegliato in maniera costante e discreta, giorno e notte, Alejandro Augusto Stephan Meran al sesto piano dell'ospedale di Cattinara a Trieste, dove si trova ricoverato nel reparto di Medicina d'Urgenza. L'uomo è in una stanza da solo, sorvegliato a vista da un agente della penitenziaria, che staziona con lui nella stessa stanza, e da altri tre poliziotti che controllano dall'esterno. Nessuno può avvicinarsi ad Alejandro se non personale medico. La vita nel reparto continua regolarmente, anche con visite ai degenti da parte delle rispettive famiglie.

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Augusto Stephan Meran che venerdì scorso ha imbracciato due pistole e ha ucciso Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, 31 e 34 anni, ha mostrato «lucidità» nella «manovra aggressiva» con cui prima ha ucciso i due agenti della questura di Trieste, ne ha ferito alla mano un terzo e poi, sempre sparando ad altezza d'uomo, «come si evince dai filmati tratti dalla sicurezza interna della questura» ha tentato l'omicidio «di almeno altri 8 agenti», tra cui tre addetti alla vigilanza degli uffici di via Tor Bandena, quattro agenti in forza alla Squadra mobile che erano nell'auto fuori è sono intervenuti per bloccarlo e di un altro poliziotto intervenuto dopo gli spari.  È quanto emerge nel decreto di fermo firmato dal pm Federica Riolino che, sostenendo la presenza di «gravi indizi» di colpevolezza, ha chiesto e ottenuto dal gip, la convalida della misura cautelare.

Il 29enne si trovava in questura per il furto di uno scooter.
Ha chiesto di andare in bagno e una volta uscito è riuscito a impossessarsi della pistola di Rotta e ad ucciderlo, poi ha ucciso anche Demenego e si è fatto largo nell'atrio della questura con le sue semiautomatiche tolte alle vittime - particolare dedotto dalle immagini delle telecamere - prima di essere ferito all'inguine e bloccato da uno degli agenti della Mobile che rientrava in via Tor Bandena.  Il fratello dell'arrestato ha sempre fatto riferimento a un disturbo psichico, ma il 29enne non era in cura in nessun servizio di igiene mentale del capoluogo. Per la procura «orientano per una semplice scarsa lucidità solo i farmaci rinvenuti all'esito della perquisizione domiciliare». Un elemento su cui, al momento, la difesa dell'indagato non si pronuncia, ma che avrà un ruolo centrale in sede processuale.

Ultimo aggiornamento: Domenica 6 Ottobre 2019, 19:24
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