Aereo con 3 ore e 23 minuti di ritardo, Ryanair nega il rimborso: «Ecco come fare per ottenerlo»

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di Nunzia Marciano
Un rimborso per un volo aereo, come e quando chiederlo, quando se ne ha diritto e come fare se dall’altra parte c’è qualcuno che potrebbe bluffare? Sarà capitato a tanti di doversi fare queste domande, specie quando il presunto oggetto di un rimborso è per la cosa a cui si tiene moltissimo e per la quale si sono risparmiati soldi per poi goderseli: un viaggio, appunto.

Passando dall’astratto al concreto, il caso è quello della compagnia aerea Ryanair, già al centro delle polemiche sui rimborsi per 2.000 voli cancellati per le ferie dei dipendenti. Ma cosa fare se il volo non è stato cancellato ma ha “solo”, si fa per dire, subito un ritardo di più di tre ore? È il caso del volo Napoli-Londra dello scorso 17 ottobre, una data e una tratta non certo casuali visto che quella sera, nella terra di Albione, a Manchester, si è disputata la gara di Champions League Manchester City-Napoli.

All’aeroporto napoletano di Capodichino che la giornata sarebbe stata più lunga delle canoniche 24 ore lo si era capito subito e il caos di ritardi e voli cancellati è stato una costante per molte ore, tanto da scatenare le ire dei tifosi azzurri: soprattutto quelli che avevano prenotato il volo Ryanair delle 10.20, che ha subito un ritardo di 3 ore e 23 minuti stravolgendo i piani di viaggiatori e tifosi che hanno dovuto poi correre contro il tempo per arrivare alle 19.45 (ora locale) allo stadio Etihad teatro della partita.

Passata la paura e arrivati a destinazione per godersi un bel match che non ha visto però vincere la squadra azzurra, l’indomani è stato tempi di far valere i propri diritti. Eh, sì perché la normativa parla chiaro: i passeggeri hanno diritto a un rimborso del biglietto più indennizzo per ritardi di più di 3 ore per le tratte superiori ai 1.500 km, come nel caso del volo in oggetto e con un importo variabile a seconda della tratta. Per il volo in oggetto il rimborso dovrebbe essere (stando alla regolamentazione) di circa 400 euro a biglietto. Tutto facile, sembrerebbe.

E invece no. Dopo varie peripezie tra le pagine-labirinto del sito web della compagnia aerea (Ryanair.com, con attese per una chat anche di quasi un’ora) e chiamate al call center (in Romania) che conferma che l’unico modo possibile per chiedere un rimborso è compilando il form online, finalmente si invia una richiesta. Ma proprio quando sembra tutto fatto, ecco che il sistema automatico dice che, in pratica, «non si ha diritto al rimborso poiché i viaggiatori hanno viaggiato lo stesso».

 
 


Ma è davvero così? «Niente di più sbagliato - smentisce l’avvocato Carlo Claps, presidente dell’associazione “Aidacon.it - La difesa dei consumatori” - le compagnie privano a sviare chi chiede rimborsi, ma il consumatore può far valere i propri diritti chiedendo il rimborso totale o almeno parziale e in caso di spese extra sostenute per il ritardo, si può chiedere anche il rimborso di queste ultime». Ma come fanno le compagnie a cercare di negare i diritti dei consumatori? «Lo fanno attraverso una postilla della legge, ovvero che il risarcimento non è dovuto in caso di ritardo per “circostanze eccezionali”, ma le stesse sono però da dimostrare a carico e ad onere della compagnia aerea e sono davvero molto circoscritte. Nel caso della tratta nel giorno della partita, costata il crepacuore ai tifosi, si parlò di voli cancellati e ritardi per eventuali problemi dovuti ai danni dell’uragano Ophelia ma non ci furono aeroporti chiusi e dunque i voli non furono sospesi per questo motivo». Insomma non ci furono le circostanze eccezionali e dunque il risarcimento è dovuto. Ma come fare per ottenerlo? «Rivolgetevi alle associazioni di consumatori - suggerisce Claps - così sarete sicuri di essere ben informati ma ricordate di farlo entro 30 giorni dal volo».

Tifosi dunque rassicurati: la partita l’hanno vista per un pelo o l’hanno persa ma almeno potranno ottenere un risarcimento. Ed è già qualcosa.  
Ultimo aggiornamento: Domenica 12 Novembre 2017, 20:01
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