Così vivono i boss al 41 bis: no a Sky, sì alla Rai, nessun oggetto appuntito e 4 libri al mese

Così vivono i boss al 41 bis: no a Sky, sì alla Rai, nessun oggetto appuntito e 4 libri al mese
Per la prima volta arrivano, nero su bianco, precise disposizioni sulla vita dei detenuti in regime di 41 bis, quello riservato ai colpevoli di reati di mafia.

Dalle dimensioni delle pentole al numero delle foto da tenere in cella, dai colloqui con i familiari alla corrispondenza e ai libri che è possibile ricevere: c'è tutta la vita dei detenuti al 41 bis nella circolare emessa dal Direttore generale dei detenuti del Dap Roberto Piscitello, che, per la prima volta dall'introduzione del tanto discusso regime speciale, mette nero su bianco diritti e doveri dei boss carcerati. Un provvedimento dettagliatissimo, una sorta di decalogo che, per la prima volta, specifica regole la cui applicazione finora, pur nell'ambito di una cornice normativa generale, era rimessa ai singoli istituti di pena. Lo scopo è uniformare il trattamento evitando disparità e diseguaglianze, scongiurando un abbassamento della guardia e nello stesso tempo un'applicazione punitiva delle norme. E ancora impedendo che privilegi anche minimi, derivati dalla confusione normativa, possano essere vissuti dai detenuti come riconoscimento di un potere.

Si tratta di un provvedimento, sintetizza il guardasigilli Andrea Orlando, che «dà omogeneità all'applicazione del 41 bis, evitandone ogni forma di arbitrio e di misure impropriamente afflittive». «La camera del detenuto è dotata degli arredi essenziali: letto, tavolo, armadio, sedia o sgabello, specchio in plexiglass e televisione agganciata a muro all'interno di apposita intelaiatura fissata con vetro infrangibile», spiega il provvedimento che detta regole praticamente su tutto. Da quelle minute del vivere quotidiano, come quelle sul pentolame che deve avere dimensioni prestabilite o sugli oggetti consentiti come «forbicine (con punte rotonde), taglia unghie (senza limetta), pinzetta (in plastica), rasoio in plastica e rasoio personale autoalimentato». A quelle su aspetti legati a doppio filo allo scopo del carcere duro che è evitare contatti e collegamenti tra esponenti del crimine organizzato e rapporti con l'esterno.

La circolare, ad esempio, disciplina in modo rigido la socialità prevedendo tra l'altro «la limitazione degli incontri tra i vertici delle medesime 'famiglie', di gruppi alleati e di gruppi o clan contrapposti» o i colloqui con i familiari: uno al mese della durata di un'ora. «Il detenuto - dice il provvedimento - potra? chiedere che i colloqui con i figli e con i nipoti minori di 12 anni, avvengano senza vetro divisorio per tutta la durata, assicurando la presenza del minore nello spazio riservato al detenuto e la contestuale presenza degli altri familiari dall'altra parte del vetro». Dettagliate anche le regole sui libri che si possono prendere a prestito in biblioteca - 4 al massimo al mese che non possono essere sottolineati - all'abbigliamento da tenere, che deve essere «consono».

Fino alla tv: «la visione dei programmi sarà limitata ai principali canali della rete nazionale vale a dire pacchetto rai (1-2-3-4-5, news, movie, scuola, storia, rai sport 1 e 2, premium, yoyo, gulp), canale 5, rete 4, Italia uno, la sette, cielo, iris e TV 2000, preventivamente sintonizzati ed abilitati da tecnico di fiducia della direzione». Infine, regole anche sull'acquisto dei giornali. Ammesso comprare quelli nazionali, mentre la stretta arriva sui locali dell'area geografica di appartenenza. «È emerso che i detenuti/internati - si legge nella circolare - manifestano interesse per tali testate giornalistiche allo scopo di tenersi informati sulle vicende connesse al clan criminale ovvero per verificare l'avvenuta esecuzione dei propri ordine veicolati all'esterno».

Il ministro Orlando - ricordando che «le restrizioni inflitte dal 41 bis non sono una pena aggiuntiva, ma uno strumento teso a isolare i boss, separandoli dal resto dell'organizzazione e riducendone così il potere criminale» - sottolinea che «dopo 25 anni era tempo di dare un assetto definitivo a questa importante leva nel contrasto alla criminalità organizzata, inquadrandola però in modo più chiaro nella cornice dello stato di diritto. Lo Stato è tenuto a rispettare le regole anche quando è chiamato a contrastare i suoi peggiori nemici».
Ultimo aggiornamento: Martedì 3 Ottobre 2017, 10:07
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