Celebrazioni 25 aprile, Mattarella: «Ritorno a libertà dopo dittatura». Salvini: «Non è solo festa dei comunisti». Di Maio: «Incredibile discutere di questo» Diretta

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di Simone Pierini
Le celebrazioni per il 25 aprile, 74esimo anniversario della liberazione d'Italia, festa nazionale della Repubblica Italiana. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accompagnato dal ministro della Difesa Elisabetta Trenta, ha deposto una corona all'Altare della Patria. Presenti le alte cariche dello Stato, la sindaca di Roma Virginia Raggi, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Il Presidente della Repubblica ha deposto una corona di alloro ed è rimasto in silenzio ed in raccoglimento mentre la banda delle Forze Armate intonava l'Inno nazionale. Subito la deposizione della corona di alloro, il Presidente della Repubblica si recherà a Vittorio Veneto, città decorata della Medaglia d’Oro al Valor Militare per rendere omaggio al Monumento ai Caduti. Quindi interverrà alla cerimonia celebrativa al teatro Lorenzo Da Ponte.
 
 

«Non è solo la festa dei comunisti: mi aspetto rispetto», afferma Matteo Salvini. Il ministro dell'Interno sarà oggi e domani in visita in Sicilia. «Noi amiamo l'Italia del lavoro, della pace, della libertà, del benessere. Quella del 25 aprile. Quella che affronta i problemi e vuole togliere le paure agli italiani», ha twittato Nicola Zingaretti, segretario Pd. 

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Il premier Giuseppe Conte ha deposto una corona di fiori nel sacrario delle Fosse Ardeatine in omaggio alle vittime della strage nazista. Alla celebrazione per il settantaquattresimo anniversario dalla Liberazione anche la sindaca Virginia Raggi ed il ministro della Difesa Elisabetta Trentai. 
 
 

«Celebriamo la Liberazione dell'Italia dal nazifascismo. La nostra democrazia è fondata sulla libertà, sui diritti e sull'antifascismo: non dobbiamo mai dimenticarlo. Bisogna contrastare ogni tentativo di cancellare la nostra storia e ogni forma di violenza e di discriminazione». Lo scrive, su Facebook, il sindaco di Roma Virginia Raggi

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Secondo il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, «quest'anno il 25 aprile è più importante che mai», come ha sottolineato a margine della deposizione delle corone di fronte a Palazzo Marino, sede del Comune. «Ci sono queste continue polemiche e la sollecitazione al fatto che non deve essere una festa di parte: io sono d'accordo però non è nemmeno di tutti - ha aggiunto -, è di tutti coloro che credono nella democrazia e nella libertà come elementi di civiltà». «In questi giorno vediamo manifestazioni che sono ormai oltre il limite, mi riferisco a quello che è successo ieri vicino a piazzale Loreto - ha concluso -. Per questo dico che quest'anno il 25 aprile è ancora più importante».

Il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha partecipato alla cerimonia per l'anniversario del 25 aprile nella sinagoga romana di via Balbo che fu sede della Brigata ebraica. Con lui anche i ministri della Giustizia Alfonso Bonafede e della Sanità Giulia Grillo. Un minuto di raccoglimento davanti alla targa che ricorda le vittime della Brigata, soldati che si arruolarono volontariamente nelle forze armate britanniche nella seconda guerra mondiale. Dopo una foto davanti alla targa con il rabbino capo Riccardo Di Segni e alla presidente della comunità ebraica di Roma Ruth Dereghello, Di Maio è entrato nella sinagoga indossando la tradizionale kippah.

MATTARELLA: «RITORNO A LIBERTÀ DOPO DITTATURA»
«Festeggiare il 25 aprile - giorno anche di San Marco - significa celebrare il ritorno dell'Italia alla libertà e alla democrazia, dopo vent'anni di dittatura, di privazione delle libertà fondamentali, di oppressione e di persecuzioni. Significa ricordare la fine di una guerra ingiusta, tragicamente combattuta a fianco di Hitler. Una guerra scatenata per affermare tirannide, volontà di dominio, superiorità della razza, sterminio sistematico». Lo afferma il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia di Vittorio Veneto. 

«Se oggi, in tanti, ci troviamo qui e in tutte le piazza italiane - prosegue Mattarella - è perché non possiamo, e non vogliamo, dimenticare il sacrificio di migliaia di italiani, caduti per assicurare la libertà di tutti gli altri. La libertà nostra e delle future generazioni. A chiamarci a questa celebrazione sono i martiri delle Fosse Ardeatine, di Marzabotto, di Sant'Anna di Stazzema e di tanti altri luoghi d'Italia; di Cefalonia, dei partigiani e dei militari caduti in montagna o nelle città, dei deportati nei campi di sterminio, dei soldati di Paesi lontani che hanno fornito un grande prezioso contributo e sono morti in Italia per la libertà».

SALVINI: «SIA GIORNATA DELL'UNIONE E DELLA PACIFICAZIONE»
«Mi piacerebbe che il 25 aprile sia la giornata dell'unione e della pacificazione nel nome dell'Italia che verrà, poi ognuno si tiene proprie idee, distanze, e obiettivi: ho scelto Corleone per dire ai giovani che vince lo Stato». Così il ministro dell'Interno Matteo Salvini a Corleone (Pa).

DI MAIO: «SI È DISCUSSO ANCHE SUL 25 APRILE, È INCREDIBILE»
«Ebbene oggi è il 25 aprile, è festa nazionale, festa della Liberazione. Per giorni si è riusciti a discutere anche di questo, è incredibile. Si è discusso di una festa, come se il Paese non avesse altri problemi a cui pensare». Così il vicepremier Luigi Di Maio in un post su Facebook pubblicato questa mattina. «Io oggi ricordo il 25 aprile perché è un dovere istituzionale, oltre che storico. Perché è un valore. E tutti questi problemi sulla festa rossa o sulla festa di sinistra non me li faccio. Questo finto anticonformismo non mi ha mai entusiasmato nemmeno al liceo». «Il 25 aprile è una giornata di festa e le feste si celebrano, punto. - prosegue Di Maio - Ognuno poi lo facesse come vuole, ma teniamoci stretto il ricordo di ciò che passò il nostro Paese, visto e considerato che il 25 aprile di 74 anni fa fu il momento fondante della nostra democrazia, che trova le sue radici nella Costituzione».

«La Costituzione non è carta straccia - aggiunge Di Maio - bensì la guida dei diritti e dei doveri per ogni singolo cittadino. È un pilastro di civiltà ed è anche per questo motivo che oggi sarò in Umbria, una regione recentemente colpita da uno scandalo giudiziario che ha interessato la sanità locale. Proprio il diritto alla salute è un diritto riconosciuto nella nostra Carta costituzionale. È un diritto fondamentale dell’individuo e non è barattabile. Non lo si può mercificare per qualche poltrona politica come è stato fatto in Umbria. È un diritto riconosciuto a tutti, da Nord a Sud. E se qualcuno pensa di cancellarlo, se pensa di spaccare il Paese in due creando dei malati di serie A e di serie B, troverà il nostro muro».

COMUNITÀ EBRAICA, «É GIORNO DI FESTA, NON DIVISIONI»
«Non è il giorno delle polemiche, non è il giorno delle divisioni». Questo il senso della festa del 25 aprile secondo Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica di Roma a margine della cerimonia per l'anniversario della Liberazione in programma nella sinagoga di via Balbo, sede della Brigata ebraica alla presenza, tra gli altri, del vicepremier Luigi Di Maio. «Festeggiare uniti e festeggiare per la Liberazione e per quei valori della democrazia sanciti nella nostra Costituzione e festeggiare ricordando il sacrificio di chi a questa Liberazione ha dato la vita - ha continuato -. Per questo oggi accogliendo il governo in questo luogo, siamo fieri di ricordare la memoria degli oltre 2000 partigiani ebrei e della Brigata ebraica, soldati che sono tornati in Europa per liberarci dalla barbarie nazifascista. Non è il giorno delle polemiche quindi e delle divisioni, è il giorno della festa degli italiani, degli ebrei e dei non ebrei, dei cittadini che sono scesi e che in quella guerra civile hanno capito che era solo nei valori della libertà e della democrazia che ci poteva essere un futuro».


 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 25 Aprile 2019, 16:44
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