Avevo vent'anni, non permetterò a nessuno di dire che è la più bella età della vita (aveva ragione Paul Nizan, forse)

Avevo vent'anni, non permetterò a nessuno di dire che è la più bella età della vita (aveva ragione Paul Nizan, forse)

di Marco Mottolese

«Quanti anni hai?»

«Venti»

«Ma se ti dovessi chiedere, come sto in effetti facendo, cosa ti ha aiutato a non impazzire durante i lunghi mesi di pandemia tu cosa mi risponderesti?»

«Il mio telefono»

«Il tuo telefono?»

«Sì, se non ci fosse stato il cellulare sarei impazzita»

«Spiegati meglio»

«Vedi, il mondo è tutto lì dentro, lo era già prima, certo, ma durante un periodo come quello che abbiamo - e in parte stiamo ancora attraversando - è come se il telefono si fosse fatto carne, vita, scambio fisico. Accade tutto lì dentro»

«Ma sei sicura di quello che dici? Tutti, ormai, siamo attaccati ai nostri telefoni ma non capisco come possa un cellulare diventare “carne”, diventare “vita”.»

«Vedi, quello che accade fuori, o intorno a me, non è interessante. Per essere vero, il mondo, deve passare dal mio telefono, solo così prende senso»

«Ma comunque, per alimentarsi, il telefono deve prendere spunto dalla realtà, non credi?»

«Le cose accadono per finire nel telefono, non è il contrario»

«Lo sai? Mi terrorizzi se dici così...» «Ma vedi, per quelli che hanno la nostra età - e non è colpa nostra - il telefono non è altro che il racconto perenne della nostra vita, del nostro crescere, del nostro scoprire il mondo. Solo facendo sapere agli altri quello che ci accade, non ti dico minuto per minuto, ma quasi, ci sentiamo vivi, esistiamo. Forse, un tempo, c'era il piacere del racconto - ieri mi è successa questa cosa, l'altro ieri quest'altra, e spesso il racconto veniva arricchito di fantasia - ma per noi, se non viene dimostrata, subito, nelle applicazioni dei nostri cellulari, è come se la vita non fosse stata vissuta, nessuno perderebbe mai tempo ad ascoltarci, la vita accade per essere raccontata nel telefono, non è il telefono che racconta la vita» «E dunque durante la pandemia che è successo? Il virus ha peggiorato le cose? - e dico peggiorato – perché per me ciò che mi dici non è semplice da digerire» «Il telefono spezza la solitudine, accorcia le distanze pur dilatandole, ci fa sentire al centro dell' attenzione, anche se solo per le poche o tante persone che ci "seguono"... Digito, dunque esisto »

«Facciamo un'ipotesi; la dieta del telefono... ti viene consigliata perché tu possa stare meglio: negli ultimi tempi avevi dato segni di squilibrio e un dottore (informatico?) suggerisce uno stop, che succede a quel punto?»

«Succede che la vita si ferma, è come se fossimo stati operati e non potessimo prendere in mano il telefono, la curiosità per la vita degli altri ci tira scemi se non possiamo verificarla così come sappiamo che agli altri mancherebbero i nostri racconti. In poche parole il mondo si spegne, è come se nulla fosse più interessante. Hai notato la frequenza (in effetti sono qui da pochi minuti ma questa cosa mi aveva colpito) con la quale io lascio per un attimo e subito riprendo il telefono? Ecco in quei pochi e brevi istanti in cui non lo tengo in mano io, in realtà, non sto pensando a dove sono o a cosa accade intorno a me, ma sto solo fremendo per averlo nuovamente a mia disposizione il device, nelle mie mani, e andare a vedere cosa succede nell'oscuro e chiarissimo mondo virtuale.

Lasciarlo abbandonato per un attimo è solo per accrescere la voglia di riprenderlo e vedere cosa è accaduto in quei momenti. E' come farsi spoiler da soli, in realtà mentre non lo abbiamo in mano continuiamo a respirare con lui»

«Lo so, lo capisco, che durante il lockdown il telefono ha aiutato tutti, mica solo voi che avete 20 anni, ma ora la situazione è quasi normale, non si potrebbe tornare ad alzare lo sguardo?»

«Ma proprio ora che abbiamo capito che il lockdown è stata la metafora del nostro essere digitali, proprio ora che sappiamo che noi viviamo in una perenne reclusione, perché viviamo tra le sbarre dei numeri e delle lettere dei nostri cellulari, ora che sappiamo che non c'è differenza tra lo stare chiusi in casa o all'interno del proprio schermo, perché dirci ulteriori bugie? A noi di questo secolo ci è stato consegnato un incantesimo a forma di telefono portatile, forse non lo avremmo voluto, ma ora c'è, e non è ancora nato il Robin Hood che ci libererà»

«Dunque ti senti in gabbia? Lo percepisci però che è una schiavitù non poter vivere senza di lui?»

«Potrei dirti che è una sensazione che non conosco, non ho mai nemmeno preso in considerazione l'idea di fare la “dieta” come dici tu, sarebbe una sorta di colpo aploplettico, una piccola morte, come essere trasportati d'urgenza in un mondo che non conosci”

«Come è andato l'amore durante la pandemia?»

«Benissimo, meglio che mai. Non c'era alcuna necessità di vedersi e fingere di essere contenti, abbracciarsi e magari baciarsi. Io sono stata più affettuosa che mai, altruista e generosa, ho amato via cellulare ed ho capito che era amore vero. E sono stata ricambiata. Non ho mai avuto così tanti flirt come durante questo periodo»

Il tempo sulla panchina, cercando un pò di fresco sotto il tiglio, era esaurito. Avevo un appuntamento, dovevo andare. Avevo posto quella domanda, che poteva sembrare sfrontata, a quella giovane ragazza che probabilmente era in attesa, non di qualcuno, più probabilmente di un messaggio. Non ero pentito affatto di aver dialogato con lei però una leggera vertigine mi aveva colto; tante volte mi prefiguro il futuro, siamo tutti futurologi alla fine, però in questo caso rimanevo attonito nel sentire ciò che forse già sapevo e che, dal mio punto di vista, limita la possibilità di capire dove finiremo. Allontanandomi sbircio ancora all'indietro e vedo che la ventenne , finalmente libera dalle mie insistenti domande, sorride serena, piega il gomito, guarda il telefono come se si stesse specchiando e viene improvvisamente risucchiata al suo interno; sarà stata la luce, la fatica, il caldo o la suggestione ma, come in “Alice nel paese delle meraviglie", giuro che, mentre stavo per girarmi e tirare verso il parcheggio, l'ho vista risucchiata lentamente dentro il suo stesso telefono che rimaneva lì, sul legno, apparentemente abbandonato e senza padrone.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 25 Giugno 2021, 23:10
© RIPRODUZIONE RISERVATA