Viaggiare con leggerezza per riprendere il cammino perduto

Viaggiare con leggerezza per riprendere il cammino perduto

di Marco Mottolese

Ma cosa è successo esattamente? Guerra, terremoto, tsunami, pandemia; anche se proviamo a darglielo, un nome, il periodo, un nome, se lo è dato da solo: anormale. E’ logico; l’umanità, a caso, subisce stress collettivi, colpi inaspettati, discontinuità, potenti cambiamenti dell’umore di massa che, affastellati nella moltitudine, altro non sono che l’ingrandimento “life size” dei problemi di un singolo. Le reazioni di una persona che fronteggia una difficoltà più o meno sono standard e per questa ragione un intralcio, che per una volta tocca tutti, diviene somatizzazione di massa. Così, come un individuo necessita di uscire da solo dal proprio stato di crisi, stress o malattia, anche l’umanità si muove come se fosse una sola persona, acuendosi peraltro, nell’affollato coinvolgimento, la problematica che ci spinge tutti insieme a pensare varianti e soluzioni originali che, in tempo reale, vengono sperimentate per uscire dal tunnel. Un lavorio che produce futuro.  

Eccomi in giro e mi sento convalescente; tutti, sotto sotto, lo sono e l’euforia del ritorno alla normalità suona leggermente falsa, avariata, nota stonata pregna di preoccupazioni che non si vorrebbero socializzare. E perché mai? Non è la moltiplicazione delle paure a creare lo scenario.

 A-normale, dicevamo: l’interruzione della norma, piuttosto, ha fatto scivolare il velo che ci impediva di vedere con chiarezza, prima, in che quotidiano ci fossimo arenati, e ora che tutto dovrebbe essere nuovamente come era ci stropicciamo gli occhi ma ciò che avevamo ancora non lo rivediamo. Ripeto, non si teme solo un prepotente ritorno del Covid, né lo stress dovuto alla fatica di uscire dal guscio che avevamo rapidamente creato per difenderci; no, piuttosto direi che oggi ci appare meno interessante ciò che facevamo prima e che, per attraversare questo impensabile periodo, all’apice della pandemia, siamo stati costretti ad archiviare. Una sensazione di vuoto ci accompagna e porta a braccetto una mancanza indefinibile, che ci disturba; sorge il dubbio che la vita, un virus fa, forse non era così perfetta come provavamo a dipingerla. Cosa sta accadendo, dunque? Succede che i fenomeni, la Natura, non li sparge a caso come sembra; d'altronde si chiamano “naturali”, questi eventi, perché partoriti da lei e c’è contraddizione linguistica perché la parola natura ci riporta ad uno stato, appunto, “naturale” - dunque sereno e pacifico - che tanto normale spesso non è.

Ragioniamo bene su queste parole, FENOMENI NATURALI: come se volessimo accreditare la natura di una sorta di sbadataggine vediamo che li lascia cadere senza riguardo su chi abita la terra. Come fulmini minacciosi. Come meteoriti allo sbando. In realtà, all’interno di questi accadimenti che ci mettono in soggezione e in difficoltà, vige sempre una logica. Potrei fare qualche esempio, ma me ne viene in mente uno su tutti: i dinosauri erano decisamente fuori misura per gli spazi a disposizione sul globo e dunque per il loro sostentamento (forse malinteso in fase di creazione? Eccesso di iperrealismo da parte del Creatore? Verrebbe da dire, perché mai dare vita ad animali che poi dovranno estinguersi?).

In realtà anche la natura commette errori: il prototipo in quel caso non ha funzionato. E madre natura, se sbaglia, si corregge attraverso sconvolgimenti spettacolari: un meteorite che cade “casualmente” sulla superficie terrestre provoca una catastrofe di proporzioni impensabili.  Fine degli animali preistorici. Ciò che non le riesce bene la Natura lo corregge così, con un colpo di perfida bacchetta magica.  Tornando a noi; se la vita “di prima” aveva delle falle ecco il virus che, spaventandoci, apre alla riflessione. Siamo indotti a fare un passo avanti sotto l’influsso di una potente e inaggirabile “moral suasion” che la terra ci impone.  

Certo, ora annaspiamo perché distruggere è facile riscostruire è complesso ed è per questa ragione che la percepisco smarrita l’umanità, non tanto per l’ansia - ormai calcificata dentro di noi - ma perché fa fatica a riconoscersi in quello che era prima e, anche se tutto sembra apparentemente immutato, viviamo una doppia vita sovrapposta a quella che c’era ma che non collima nella “normalità” che conoscevamo, come un pezzo di puzzle difettoso dalla fabbrica. Non riusciamo a ripartire da dove eravamo rimasti, ci proviamo, ma siamo disallineati. Questo intervento a gamba tesa della vita – forse al momento opportuno – a cosa mai sarebbe servito? Punte avanzate di pensiero, persone più adattabili, sono già altrove, a indicare - a chi si sta attardando - una strada alternativa, una semplificazione complessiva dei giorni, perché l’umanità da tempo scivolava in una ossessiva finzione proprio nel momento in cui era convinta di aver trovato le chiavi per alleggerire la vita di tutti. La rete non è la panacea di tutti i mali.  

Nel magnifico libro “Solo bagaglio a mano” Gabriele Romagnoli scrive: “Che cosa possiamo eliminare? Per cominciare, le certezze. Quelle più definitive e solide, quindi più pesanti, quelle assolute: scaricarle pensando che invece tutto è relativo.” Ecco, in poco più di un anno, e senza volerlo, abbiamo scaricato le certezze e con questo dovremmo essere più leggeri, certo, che poi è l’assioma di quel testo intrigante.  Ma pur dovendo cercare la leggerezza - perché la vita, più che mai ci è chiaro, è appesa a un filo – sembra comunque mancarci qualcosa e invece di sfruttare questa “nuova” lievità per andare più veloci ci voltiamo indietro per vedere se abbiamo dimenticato oggetti personali. Questo è lo stato d’animo della nostra collettività, pericolante e fragile, non ancora pronta a girare pagina. E allora meditiamo, sempre con Romagnoli: “Non penso mai alle cose che non posso più fare, penso a tutte quelle che posso ancora fare.” Viaggiare leggeri, di pesi eccedenti e di pensieri ingombranti, per godere finalmente del tragitto, qualunque esso sia. Lo auguro a tutti, anche per dare un senso a quello che è accaduto.


Ultimo aggiornamento: Sabato 3 Luglio 2021, 22:55
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