La battaglia sarà ancora lunga ma uniti la vinceremo

La battaglia sarà ancora lunga ma uniti la vinceremo

di Marco Mottolese

Scrivo questo breve augurio ai lettori di #Covidtelling con la mano sinistra. La destra è fuori uso per un problema tendineo, non volevo però mancare. È strano, quando va fuori uso la mano che usiamo di più (e il braccio, come in questo caso) molte delle azioni principali vengono affidate alla parte solitamente meno operativa, come se un bambino dovesse dare sostegno ad una persona matura temporaneamente inabile. Tutti avranno provato, almeno una volta, a scrivere con la mano con la quale non si è mai scritto, e percepire un ritorno all'infanzia, alla prima elementare, quando si scopre la magia dell'alfabeto.

La calligrafia risulta insicura e infantile, mossa, la mano antagonista di quella da sempre preposta alle azioni principali è come se non fosse cresciuta ma fosse lì per fissare per sempre ricordi antichi, una parte del corpo non divenuta del tutto adulta e non perché non lo abbiamo voluto ma forse per far convivere in noi, per sempre, il grande con il piccolo. Così due firme diverse, una incerta e sincera, l’altra sicura e piena di grumi psicologici, certificano che siamo stati, un tempo, tutti apprendisti.

E mentre digito – il pc aiuta, per fortuna - con l’indice sinistro, non posso non pensare alla solitudine dei ricoverati, l'ho provata da poco, è il racconto che qui mancava. Nelle mie incursioni nelle pieghe del Covid, che alimentano questa rubrica, mancava la degenza - perché se non la si prova non la si descrive – e questa è ormai talmente covidiana che non necessita di lunghe descrizioni: quando si è malati comunque si è soli col proprio male ma solitamente chi ci vuole bene fa di tutto per non farci sentire abbandonati al proprio destino.

Di questi tempi, un ricovero, lo si affronta invece in completa solitudine e l'immersione nel lato dark della vita - la malattia, l’infortunio - diventa allo stesso tempo paurosa e speculativa.

E’ a quel punto che il personale medico è più che mai la tua famiglia di passaggio, lo senti e lo vedi che la loro  quotidiana missione è qualcosa di più in epoca di Coronavirus ma, ovviamente, non augurando davvero a nessuno di dover passare in solitudine degenze ospedaliere natalizie, vorrei trasmettere quanto l’essere soli a combattere un malanno, senza il supporto di chi ci conosce e ci ama, può essere a suo modo un'esperienza, sì probante ma anche formativa.

L’essere isolati, in quei momenti, accende un faro sull’importanza della solidarietà e la necessità di distinguere gli accadimenti gravi da quelli superflui. L'era del Covid ha inciso anche in questo, predisponendo un rapporto quasi di militanza tra noi e chi ci cura, costringendoci ad alzare la soglia del coraggio ma anche dell'assunzione filosofica del nostro quotidiano. Nel 2022 saranno tre gli anni contrassegnati dal virus; le guerre più lunghe (non parlo di guerriglie) durano statisticamente un lustro, per cui penso che la battaglia sia ancora lunga e gli alleati (scienziati, medici, istituzioni e cittadini) debbano reggere l'urto ancora per un pò; #Covidtelling ci sarà, gli inviati di guerra non mollavano neanche nei momenti peggiori, e neanche il vostro giornale lo farà.

Raccontare dal basso è sempre il modo migliore di apprendere la Storia, quella che, malgré-nous, stiamo attraversando. Auguri a tutti, mai come ora ce n'è bisogno.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 26 Gennaio 2022, 13:10
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