Covid, le reinfezioni aumentano i rischi di morte e creano problemi al cuore: lo studio

E il rischio di gravi effetti collaterali accresce ogni nuovo contagio

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di Claudia Guasco

L’invincibilità da contagio? Un’utopia. Nei pazienti che si ammalano di Covid più volte aumenta il rischio di ricovero in ospedale, crescono le probabilità di conseguenze sui polmoni, sul cuore e sul cervello. Inoltre le reinfezioni possono avere un effetto negativo sul sistema circolatorio, muscolo-scheletrico, gastrointestinale, possono favorire il diabete, le malattie renali e i problemi di salute mentale. E il rischio di gravi effetti collaterali accresce ogni nuovo contagio.

«Ciò significa che anche chi ha avuto due infezioni da Covid-19, è meglio che eviti di avere la terza. E chi ne ha avute tre deve evitare la quarta», sottolinea Ziyad Al-Aly, epidemiologo clinico presso la School of Medicine. Uno studio condotto dai ricercatori della Washington University School of Medicine in St. Louis e pubblicato su Nature Medicine lancia infatti l’allarme sui problemi derivanti dalle reinfezioni di coronavirus: possano dare luogo a conseguenze acute e post-acute più severe, aumentando il rischio di danni a carico di diversi organi e il rischio di ospedalizzazione e morte.

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I CAMPIONI

I ricercatori hanno preso in esame, per il periodo dal 1° marzo 2020 al 6 aprile 2022, le cartelle cliniche di oltre cinque milioni di persone dal database elettronico gestito dal Department of Veterans Affairs degli Stati Uniti, l’ente che si occupa dei veterani congedati dalle forze armate statunitensi. Il campione è stato diviso in tre gruppi: un campione di 5,3 milioni di persone che non sono risultate positive all’infezione da Covid-19, un secondo gruppo di oltre 443.000 persone colpite da una sola infezione e un terzo di quasi 41.000 persone che hanno avuto due o più infezioni documentate. Di quest’ultimo gruppo, la maggior parte dei pazienti è stata colpita dal Covid due o tre volte, un numero esiguo quattro volte.

I ricercatori hanno approfondito questi casi in un periodo di tempo nel quale le varianti circolanti negli Stati Uniti erano Delta, Omicron e Omicron 5. Lo studio ha dimostrato che le persone con reinfezioni multiple da Covid hanno il doppio delle probabilità di morire e il triplo delle possibilità di essere ricoverate in ospedale rispetto a quelle senza reinfezioni. Non solo: rispetto ai pazienti infettati dal virus una sola volta, gli individui con infezioni ripetute hanno probabilità tre volte e mezzo più elevate di sviluppare patologie respiratorie, tre volte in più di ammalarsi di cardiopatie e 1,6 volte più alte di accusare patologie cerebrali.

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I VACCINI

«Negli ultimi mesi c’è stata un’illusione di invincibilità tra le persone che si sono ammalate di Covid e si sono anche sottoposte al vaccino. Qualcuno ha ipotizzato per questi casi una sorta di super immunità al virus. Senza ambiguità, la nostra ricerca ha dimostrato che contrarre un’infezione una seconda, terza o quarta volta contribuisce a ulteriori rischi per la salute nella fase acuta, ovvero i primi trenta giorni dopo l’infezione, e nei mesi successivi, ovvero nella fase di long Covid», spiega Al-Aly. In ogni caso i vaccini anti-Covid restano efficaci nel proteggere dal rischio di reinfezioni, anche adesso che è la variante Omicron a dominare. «Le persone che in passato sono già state contagiate beneficiano ancora degli effetti della vaccinazione, ottenendo una protezione sostanziale», anche se l’efficacia dello scudo vaccinale contro le infezioni di ritorno è scesa al 60% con la nuova variante, è la conclusione di uno studio danese pubblicato sulla rivista “Plos Medicine”.

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«Durante la pandemia la vaccinazione è stata uno degli strumenti migliori a disposizione per frenare la diffusione di Covid», è la premessa da cui sono partiti gli scienziati. E se è noto che le persone contagiate sviluppano un’immunità naturale di lunga durata, il gruppo di ricerca voleva capire se anche le persone già infettate ottenessero ancora beneficio dalla vaccinazione anti-Covid. Sono state quindi analizzate le informazioni su infezioni e vaccinazioni riportate nei registri nazionali che includevano tutti i cittadini della Danimarca risultati positivi al coronavirus pandemico o vaccinati tra gennaio 2020 e gennaio 2022. I dati includeva più di 200.000 persone contagiate durante ognuna delle ondate guidate dalle varianti Alfa, Delta e Omicron. I ricercatori hanno così calcolato che, «tra le persone con precedenti infezioni» Covid, «la vaccinazione offriva fino al 71% di protezione contro la reinfezione durante il periodo Alfa, il 94% durante il periodo Delta e il 60% durante il periodo Omicron, con un effetto-scudo che durava fino a 9 mesi».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 25 Novembre 2022, 07:54
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