Marito e moglie no vax contagiati dal Covid a Padova, intubati nella stessa stanza: sono gravi

Marito e moglie no vax contagiati dal Covid a Padova, intubati nella stessa stanza: sono gravi

di Gabriele Pipia

PADOVA - Una stanza isolata di quaranta metri quadri. Un Box Covid, come viene chiamato in gergo da medici e infermieri che ogni giorno lavorano in trincea. Qui, in due letti uno accanto all'altro, da dieci giorni lottano contro la morte un uomo e una donna. Sono arrivati in Terapia intensiva a distanza di poche ore e sono stati ricoverati nella stessa stanza. Già, perché questi due pazienti cinquantenni, originari dell'Est Europa, sono marito e moglie. Entrambi non vaccinati, sono stati colpiti dal virus e ora sono intubati in gravissime condizioni. Il loro è il primo caso per l'ospedale di Padova di una coppia di coniugi ricoverata nello stesso momento. 

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Covid, marito e moglie in rianimazione

Si sono presentati in via Giustiniani con gravi problemi respiratori: nemmeno il tempo di passare per il Pronto soccorso e per i reparti ordinari e si sono subito ritrovati in Terapia intensiva. All'inizio, ricoverati in due stanze separate, si facevano forza a distanza parlandosi al telefono. Poi, negli ultimi giorni, sono stati uniti nello stesso box. Entrambi avevano scelto di non vaccinarsi. Paura del siero oppure precisa scelta dettata da motivi scientifici o ideologici? La speranza dei medici è che marito e moglie possano presto spiegarlo e, soprattutto, possano cambiare idea. Intanto sono qui, in una stanza con una grande vetrata trasparente dove accanto ai letti troviamo due monitor, due respiratori e due computer per l'inserimento dei dati medici. E poi le pompe infusionali, il macchinario per la dialisi, le bombole di ossido nitrico per tenere sotto controllo la circolazione del sangue e molte altre funzioni vitali. Sul tavolo ecco le siringhe, gli aghi, le cannule e tutto quello che può servire in questo lungo calvario ancora senza certezze. 

Quello di marito e moglie è il caso più eclatante che si registra in una città dove negli ultimi giorni i ricoveri hanno subito una nuova preoccupante impennata.

Nei due poli dell'Azienda ospedaliera (Giustinianeo e Sant'Antonio) i pazienti Covid in cura sono 41 e l'aumento è evidente. Venerdì erano 38, giovedì 33, due settimane fa 31. Un mese fa la curva aveva iniziato a calare ma ora sta salendo di nuovo. Di questi 41 ricoverati, 10 sono in Terapia intensiva: la metà è non vaccinata, gli altri sono vaccinati anziani o comunque colpiti da gravi patologie pregresse. A tenere sotto controllo i pazienti più gravi sono quattro dottoresse sedute al grande bancone centrale della Rianimazione. Alle loro spalle ci sono i monitor che registrano le funzioni vitali e fanno scattare ogni campanello d'allarme. È questa la grande regia coordinata dal dottor Ivo Tiberio, primario nominato a gennaio 2020, un mese prima che si scatenasse l'inferno. Dall'inizio dell'emergenza ad oggi i pazienti gravi presi in cura sono stati 375 e il tasso di mortalità è sotto il 14%. «Ma da luglio ad oggi non abbiamo avuto alcun decesso - spiega il primario -. Ce la stiamo davvero mettendo tutta anche se la contrapposizione con certe scene a cui assistiamo fuori dall'ospedale è davvero pesante. Mi è capitato di imbattermi nelle manifestazioni del sabato pomeriggio e c'è perfino chi ha messo in discussione l'evidenzia che io nel mio reparto abbia pazienti ricoverati a causa del virus. Quando un No Vax passa qui dentro, però, spesso capisce e si pente».


Ultimo aggiornamento: Domenica 24 Ottobre 2021, 09:57
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