Coronavirus, la sindaca di Savona obbliga le mascherine, ma viene diffidata. Lei replica: «Servono per ridurre contagio»

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La sindaca di Savona, Ilaria Caprioglio è stata denunciata da una associazione che si batte per i diritti dei cittadini, per aver vietato alla popolazione l'accesso a negozi, uffici e mezzi pubblici se non provvisti di mascherina e guanti ma senza però avere provveduto a distribuirli. Mascherine e guanti in città non si trovano.

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L'associazione l'Abuso ha raccolto fotografie di vari operatori, tra cui gli addetti alle affissioni che svolgono le proprie mansioni sprovvisti di ogni dispositivo di sicurezza. «Chiediamo alla sindaca che entro 12 ore al massimo dal ricevimento della denuncia fornisca alla cittadinanza tutti gli stumenti imposti dalla sua ordinanza numero 19 del 15 aprile», ha detto Francesco Zanardi. 
 
 

La risposta della sindaca
«Preliminarmente occorre ricordare l’attuale grave stato emergenziale che sta vivendo il nostro Paese e, quindi, anche i nostri Concittadini savonesi - spiega il Comune in un comunicato inoltrato anche al signor Zanardi che  - ricorda - potrà presentare ricorso al Tar -; condizione questa che ha visto costretta la Presidenza del Consiglio dei Ministri ad intraprendere misure restrittive delle più ampie libertà fondamentali, con un impatto sulla vita economica e sociale delle persone le cui ripercussioni negative, purtroppo, spiegheranno i loro effetti anche al termine di suddetta emergenza. In tal senso, nell’attuale contesto di emergenza va sicuramente accordata la prevalenza alle misure approntate alla tutela della saluta pubblica, alle quali i Sindaci non possono di certo sottrarsi, peraltro, a fronte di una limitata compressione della situazione azionata con l’ordinanza in parola, rispetto alle attuali misure di cui ai Decreti Presidenziali e Ministeriali che si sono susseguiti dai primi di marzo ad oggi».

E ancora: «Le misure adottate sulla “mascherina protettiva” sono il frutto di un’analisi territoriale attenta, che vede la riduzione non solo di un esteso tessuto commerciale caratterizzato da esercizi commerciali con spazi ridotti, o per converso caratterizzati da enormi spazi, bensì, la riduzione di uffici, che rendono servizi essenziali ai cittadini, ivi compresi i loro orari di funzionamento; sicché non sono sfuggite ai più, le code all’esterno degli uffici postali, dei negozi di vicinato; code di persone in sommesso ed ordinato silenzio e pressoché tutte già munite di una qualsivoglia mascherina protettiva. Code formate da persone attente alla loro personale salute ma anche a quella degli altri. Ognuno di noi deve dare il proprio personale contributo, e in detta circostanza le Autorità cittadine sono chiamate a far sì che il responsabile contributo non sia un’iniziativa dei più ma sia il frutto di un’azione consapevolmente comune a tutti, anche se ciò può comportare un ulteriore sacrificio che, nel caso di specie, nel contesto generale appare oltremodo ridotto. Infine si osserva come: l’utilizzo delle mascherine sia una raccomandazione dei vari Ministeri, in primis quello del Ministero della Sanità, adottata da tempo e da ultimo rinnovata con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri il 10 aprile u.s.; quasi la metà della cittadinanza sia stata ormai raggiunta da una prima, ancorché non esaustiva ma comunque importante, fornitura di mascherine da parte della Protezione Civile della Regione Liguria; il termine “mascherine protettive” sia stato adottato atecnicamente senza alcun riferimento a tipologie di mascherine chirurgiche, od altro, proprio per lasciar spazio a molteplici presidi di autoprotezione personale per ridurre il contagio (ad esempio mascherine in tessuto autoprodotte o foulard posizionati su naso e bocca)».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Aprile 2020, 19:50
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