Coronavirus, Conte avverte le Regioni: «Chi sbaglia paga». Il report segreto dei tecnici

«Governatori, ora chi sbaglia paga» Conte avverte le Regioni del Nord

di Alberto Gentili
Un report riservato dei tecnici guidati dal professor Brusaferro: alla luce dei dati sul contagio, scrivevano lo scorso 22 aprile i virologi di palazzo Chigi, «lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto». «Il punto da cui si parte è che nella realtà attuale il valore di R0 è inferiore a 1», si legge nella relazione, «Rimane il fatto che alla giornata odierna persistono nuovi casi di infezione in tutto il contesto nazionale che stanno ad indicare la necessità di mantenere elevata l'attenzione».

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E dunque macché ripresa delle messe (si potrà valutare, si legge, dopo il 25 maggio se riaprire anche le chiese), macché ripresa della scuola. Piuttosto, scrivono gli scienziati, bisognerebbe ipotizzare una sperimentazione di 14 giorni aprendo solo la metà delle attività lavorative, continuando a vietare aggregazioni sociali e continuando con lo smart working. Resta la raccomandazione di usare le mascherine (che pure, si avverte, non danno una protezione sicura), «mantenimento del distanziamento sociale e dell'igiene frequente delle mani e ambientale». Ma, soprattutto, appunto, si invita ad andarci con i piedi di piombo. Ecco perché il governo è certo che la linea della prudenza è l'unica sensata. E oggi i ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia illustreranno lo studio dell'Iss. Ed ecco perché Giuseppe Conte è rimasto sorpreso e amareggiato per all'offensiva dei governatori del Nord. «Abbiamo fatto tutto il possibile per dare e cercare ascolto e avere collaborazione, tant'è che abbiamo scritto il Dpcm dopo un incontro con loro», è lo sfogo del premier.

C'è però di più. C'è che dal governo filtra che se domenica non è stato deciso un allentamento più ampio del lockdown, è perché Conte e il ministro agli Affari regionali Francesco Boccia hanno voluto evitare di andare allo scontro con le Regioni del Nord. Appeasement suggerito dal Quirinale.
Ma l'irritazione monta: «Siamo davanti a delle operazioni irresponsabili», spiega una fonte qualificata del governo, «chi apre alcune attività senza la copertura del Dpcm, se ne assumerà la responsabilità di fronte ai cittadini. E non sarà una responsabilità solo sanitaria, ma anche penale, civile ed economica». In poche parole: «Chi sbaglia paga».
Diversi ministri fanno poi sapere che l'intenzione era di allentare di più le misure di quanto poi fatto domenica sera nel Dpcm, spingendo però Lombardia e Piemonte (dove i dati dell'epidemia sono tutt'altro che rassicuranti) a mantenere le norme più rigide. Ma di fronte al niet di Attilio Fontana, il premier ha deciso di mantenere la stretta su tutto il territorio nazionale «per scongiurare il rischio di un riesplodere dei contagi», spiegano a palazzo Chigi.
Il governo si interroga in queste ore se andare allo scontro legale con i governatori ribelli: «In teoria quelle ordinanze sono impugnabili», dicono nell'entourage di Conte. E al ministero degli Affari regionali spiegano: «Le Regioni possono solo restringere le misure restrittive, non mitigarle, dunque non sono ammissibili le ordinanze che non rientrano nei parametri fissati dal Dpcm».
Ma impugnare le ordinanze adesso significherebbe arrivare troppo tardi. A babbo morto. «Per questo siamo cauti, ma stiamo valutando ogni ordinanza per poi decidere come procedere, i tempi», prima del 4 maggio, «sono però talmente stretti che impugnarle rischia di essere inutile», spiega un'altra fonte autorevole che segue il dossier. E aggiunge: «E' però semplicemente folle che siano le Regioni del Nord, a maggior rischio di ritorno del contagio, ad affannarsi a dimostrare che sono le prime ad allentare la stretta con le ordinanze. Se l'avessero fatto la Basilicata o la Sardegna con qualche cautela l'avremmo capito, ma proprio quelle del Nord no. Ciò che fai oggi di sbagliato ne paghi le conseguenze tra un mese».
Per il governo, Fontana & C. si sono gettati in un'operazione di «pura propaganda». E anche un modo furbesco: «Hanno anticipato, con le loro ordinanze creative, ciò che il governo ha deciso di fare dal 4 maggio, come il take-away dai ristoranti, per cercare una popolarità effimera».
 
Ultimo aggiornamento: Martedì 28 Aprile 2020, 14:07
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