Coronavirus, la mini-stretta non basta. Gabrielli: «Pene più severe per chi non rispetta i divieti»

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di Marco Conti
La stretta c'è ma non troppo. Al termine di due lunghissime riunioni con ministri e capidelegazione, si decide di procedere sulla strada dell'ordinanza - firmata dal ministro della Salute Speranza - e non con un nuovo Dpcm. Ma il problema non è lo strumento, quanto il contenuto che è light perchè privo delle misure che avrebbe voluto parte della maggioranza e, soprattutto, il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana che continua a tenere alta la pressione sul governo, ma viene accusato dal Pd di guardarsi bene dal firmare ordinanze restrittive, come invece hanno fatto i suoi colleghi del Veneto e dell'Emilia Romagna.

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IL BOLLETTINO
Il primo a resistere ad un nuovo giro di vite è il presidente del Consiglio Conte che vorrebbe rinviare al nuovo Dpcm che dovrà essere fatto tra qualche giorno per prorogare le misure che scadono il prossimo 25 marzo. La pressione è però forte. Quando in serata si tiene la seconda riunione in video conferenza a pesare è anche il bollettino dei deceduti che ormai è divenuto anche un macabro appuntamento in diretta tv.
Ma spingere con molta forza non sono solo i presidenti di regione, ma anche un buon numero di sindaci lombardi, a cominciare dal primo cittadino di Bergamo Giorgio Gori, che sollecitano una stretta tale da fermare completamente la Lombardia e, se allargata tutto il Paese, con ricadute pesanti anche sui servizi pubblici essenziali. Il blocco totale dei cantieri, degli uffici pubblici, dei tabaccai, di tutte le filiere non strettamente connesse all'energia e all'agroalimentare e, soprattutto dei mezzi di trasporto pubblico, sono nell'elenco delle richieste che dal Pirellone e dai sindaci partono a metà del pomeriggio di ieri e arrivano nero su bianco a palazzo Chigi solo dopo la firma del ministro della Salute sulla nuova ordinanza.
Spetta al ministro degli affari regionali Francesco Boccia il non facile compito di gestire e coordinare i presidenti di regione ai quali chiede di «non fare ordinanze singole perché non incidono se non sono omogeneizzate con le indicazioni dello Stato». «Aspettare il governo», come chiede il ministro, non è però facile per gli amministratori locali che vedono ancora troppa gente in giro e troppi locali ancora aperti. Ne sa qualcosa il capo della Polizia Franco Gabrielli secondo il quale l'articolo 650 del codice penale - che sanziona chi viola le misure di contenimento previste dai decreti governativi - «in questo momento è assolutamente insufficiente». Servono «sanzioni più efficaci», chiede Gabrielli, rimettendo il compito al legislatore. D'altra parte è sotto gli occhi di tutti che, come dice Gabrielli, c'è un Paese in parte attento e rispettoso, che fa sacrifici, e un'altra parte che vive una seconda vita. Una condizione di assoluta spensieratezza che è ingiuriosa nei confronti dei medici, degli infermieri e di chi sta conducendo una battaglia contro la morte».
Alla fine passa la linea del presidente del Consiglio che intende fare il punto sulle misure solo in prossimità della scadenza delle due settimane, ma resta il problema di come contenere l'iniziativa delle regioni, che sulla sanità hanno competenza esclusiva, a non emettere provvedimenti in ordine sparso e che generano anche un notevole caos informativo. Procedere senza stravolgere le misure adottate l'8 marzo soltanto con alcune interpretazioni più restrittive non è stato facile anche per le diverse opinioni interne alla maggioranza dove Conte ha divuto tenere insieme le spinte del M5S a favore di un maggior rigore, con i dubbi di Italia Viva, partito che sin dall'inizio si è preoccupato anche delle conseguenze economiche del Covid-19. E' per questo che nel nuovo giro di vite non rientra la riduzione dell'orario dei supermercati o la chiusura di quelli nei centri commerciali. Un'ipotesi che era stata ipotizzata in un primo momento e cubito criticata da Matteo Renzi e da Michele Anzaldi secondo il quale l'incertezza ha comunque prodotto «caos e assalti ai supermercati». Chiudere negozi di prima necessità - tabaccai compresi - o ridurne l'orario avrebbe sicuramente provocato effetti controproducenti per le lunghe file e gli inevitabili maggiori assembramenti.
Alla fine la stretta morbida ha lasciato scontenti i governatori che sicuramente torneranno presto alla carica. Ieri mattina, ad anticipare l'ordinanza del ministro Speranza, era stato il presidente della regione Veneto Zaia che aveva già disposto per i veneti la chiusura dei parchi e l'obbligo di fare attività sportiva solo vicino casa. Ma se il Veneto indica 200 metri come distanza massima dall'abitazione, nessuna distanza viene indicata nell'ordinanza fai da te o, come la definisce l'azzurro Osvaldo Napoli «creativa» del governo.
Ultimo aggiornamento: Sabato 21 Marzo 2020, 15:44
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