Coronavirus, l'Italia pronta ad allungare la lista dei Paesi bloccati: ecco quali rischiano

L'Italia pronta ad allungare la lista dei Paesi bloccati: ecco quali rischiano

di Mauro Evangelisti
Mercoledì sarà rivista la lista dei Paesi da cui non si può partire o transitare per raggiungere l'Italia. L'ordinanza firmata dal ministro della Salute, Roberto Speranza, scade il 14 luglio. Sarà fatta una verifica, per capire se l'andamento della pandemia richieda dei correttivi. Ad oggi, anche alla luce del numero di positivi rapportato alla popolazione, alcune scelte sorprendono. Gli Usa non sono nell'elenco del divieto totale, nonostante gli oltre tre milioni di positivi e un aumento di casi costante. Altro esempio: stupisce la decisione di chiudere le porte a Panama, da cui difficilmente di questi tempi qualcuno parte per raggiungere Roma, ma di lasciarle aperte per gli immigrati che tornano dal Pakistan, dopo che sull'aereo dell'altro giorno, in arrivo da Doha, si è scoperto che cinque passeggeri su 40 di quella nazionalità erano positivi (ed erano stati lasciati partire da Karachi malgrado avessero la febbre).

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IL NODO
Scontato, ma tardivo, lo stop al Bangladesh (anche ieri 8 nuovi casi nella Capitale da quel paese); a causa di alcuni voli speciali da Dacca, ma anche di molti immigrati che hanno raggiunto Roma con le triangolazioni, ci sono almeno un centinaio di casi positivi e qualche focolaio collegati ai bangladesi entrati a Fiumicino. E l'altro giorno, a Roma, il presidente dell'Associazione Ital-Bangla, Mohamed Taifur Rahman Shah, ha chiesto di ripristinare i collegamenti con Dacca: «In Bangladesh c'è l'inferno, ci sono diecimila miei connazionali pronti a tornare in Italia». Un'onda, però, che a causa dell'emergenza Covid, il nostro Paese non può sopportare. Ricordiamo qual è la situazione attuale: chi può entrare e chi no. I cittadini dei paesi dell'area Schengen possono venire in Italia senza dovere poi rispettare un periodo di isolamento di 14 giorni. L'Unione europea ha anche stilato una lista di paesi meritevoli, con bassa circolazione del virus, dai quali si può arrivare senza quarantena (Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Serbia, Corea del Sud, Thailandia, Tunisia e Uruguay, la Cina è congelata fino a quando non garantirà la reciprocità). L'Italia però non ha accettato quella lista e continua a chiedere la quarantena, così come lo fa agli Stati Uniti, all'India e a tutti gli altri paesi del mondo da cui però si può arrivare solo se si hanno ragioni di lavoro, residenza o familiari collegate al nostro Paese. Infine, c'è la lista dei 13 paesi dai quali, per nessun motivo e senza eccezioni si può venire in Italia. L'ordinanza di Speranza cita appunto il Bangladesh, Armenia, Bahrein, Brasile, Bosnia Erzegovina, Cile, Kuwait, Macedonia del nord, Moldova, Oman, Panama, Perù, Repubblica dominicana. Tutte queste indicazioni valgono, come detto, fino al 14 luglio, poi però le valutazioni verranno riviste. Bene, ma come mai nella lista dei 13, del divieto assoluto, non vi sono Paesi oggettivamente a rischio, per i quali l'incidenza dei contagi è altissima anche rapportata alla popolazione? Prendiamo l'elenco delle nazioni maggiormente in affanno: gli Stati Uniti hanno 490 attualmente positivi ogni 100mila abitanti, seguono Armenia, Bahrein, Perù, Kuwait, Brasile, tutti Paesi che effettivamente (al contrario degli Usa) sono stati inseriti nella lista del divieto totale. Ma subito dopo ecco Qatar (211 ogni 100mila abitanti), Sudafrica (190), Ecuador (171), Russia (151), Colombia (138), Argentina (116), Iraq (67), Messico (57), Egitto (53) e Pakistan (43) da cui, per determinate ragioni, si può comunque entrare in Italia, insomma c'è il semaforo giallo, ma non rosso. In altri termini: perché per gli Usa - 490 casi ogni 100mila abitanti - non c'è il divieto e per il Cile (141) sì? La linea del Ministero della Salute è quella di prendere in considerazione anche la tenuta del sistema sanitario di origine e la solidità dei controlli agli aeroporti di partenza. Ma certo appare strano il differente trattamento tra Pakistan e Bangladesh (esemplificato dal caso del volo Qatar Airways dell'altro giorno quando i bangladesi sono stati respinti, i pakistani accolti, anche se poi si è scoperto che 5 su 40 erano positivi). L'incidenza dei contagiati, in base alla popolazione, è molto simile: 55 ogni 100mila abitanti in Bangladesh, 43 in Pakistan. Semmai per entrambi i Paesi verrebbe da chiedere quanto siano affidabili i dati ufficiali. L'esperienza degli sbarchi a Fiumicino tanto degli uni, quanto degli altri, mostra un'anomala diffusione del virus. E in Bangladesh, in particolare, si è parlato molto del traffico di certificati di negatività falsi che in Italia sono inutili, ma che servono per imbarcarsi sull'aereo a Dacca.
Ultimo aggiornamento: Sabato 11 Luglio 2020, 12:09
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