Coronavirus, riaprendo tutto «rischio 151 mila in terapia intensiva». Il report che ha convinto Conte

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Coronavirus. «Analizzando i dati sull’andamento del contagio appare evidente che lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto». Ecco il documento del comitato tecnico scientifico che ha frenato il governo sulla possibilità difar ripartire numerose attività e concedere un allentamento ai divieti di spostamento per i cittadini. Un documento datato 22 aprile 2020. La relazione degli esperti - guidati dal professor Silvio Brusaferro - analizza tutti gli aspetti relativi alle possibili ripartenze nella “fase 2”, raccomandando «un approccio di massima cautela». Il rischio paventato in caso di riapertura totale è di «151 mila persone in terapia intensiva».



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Secondo gli scienziati riaprire le scuole innescherebbe una nuova e rapida crescita epidemia di Covid-19. In particolare, la sola riapertura delle scuole potrebbe portare allo sforamento del numero di posti letto in terapia intensiva attualmente disponibili a livello nazionale. Assumendo che i contatti in comunità non aumentino, la riapertura dei settori manifatturiero, edile, commercio e ristorazione avrebbe un impatto minimale sulla trasmissibilità dell’infezione.

Tuttavia, mentre per il settore edile e manifatturiero questo scenario può considerarsi realistico - scrivono -, per il settore commerciale e di ristorazione un aumento di contatti in comunità è da considerarsi un'inevitabile conseguenza dell’apertura di tali settori al pubblico, e può potenzialmente innescare nuove epidemie.

I risultati ottenuti suggeriscono che
1. la riapertura delle scuole aumenterebbe in modo significativo il rischio di ottenere una nuova grande ondata epidemica con conseguenza potenzialmente molto critiche sulla tenuta del sistema sanitario nazionale;
2. per tutti gli scenari di riapertura in cui si prevede un aumento dei contatti in comunità, la trasmissibilità supera la soglia epidemica, innescando quindi una nuova ondata epidemica;
3. nella maggior parte degli scenari di riapertura dei soli settori professionali (in presenza di scuole chiuse), anche qualora la trasmissibilità superi la soglia epidemica, il numero atteso di terapie intensive al picco risulterebbe comunque inferiore alla attuale disponibilità di posti letto a livello nazionale (circa 9000).
4. Se l’adozione diffusa di dispositivi di protezione individuale riducesse la trasmissibilità del 15%, gli scenari di riapertura del settore commerciali alla comunità potrebbe permettere un contenimento sotto la soglia epidemica solo riuscendo a limitare la trasmissione in comunità negli over 60 anni.
5. Se l’adozione diffusa di dispositivi di protezione individuale riducesse la trasmissibilità del 25%, gli scenari di riapertura del settore commerciale e di quello della ristorazione alla comunità potrebbe permettere un contenimento sotto la soglia solo riuscendo a limitare la trasmissione in comunità negli over 65 anni. L’analisi della sola soglia epidemica associata ai diversi scenari di riapertura suggerisce che una riduzione del 20% circa dei contatti rilevanti per la trasmissione epidemica potrebbe essere sufficiente a contenere il numero di riproduzione sotto la soglia critica. Questo significa che l’utilizzo diffuso di misure di precauzione (mascherine, igiene delle mani, distanziamento sociale), il rafforzamento delle attività di tracciamento del contatto e l’ulteriore aumento di consapevolezza dei rischi epidemici nella popolazione potrebbero congiuntamente ridurre in modo sufficiente i rischi di trasmissione per la maggior parte degli scenari sin qui considerati.

 MASCHERINE POCO EFFICACI?
Ci sono però delle incertezze sul valore dell’efficacia dell’uso di mascherine per la popolazione generale  - scrivono gli esperti - dovute a una limitata evidenza scientifica, sebbene le stesse siano ampiamente consigliate; oppure variabili non misurabili, es. il comportamento delle persone dopo la riapertura in termini di adesione alle norme sul distanziamento sociale ed utilizzo delle mascherine e l’efficacia delle disposizioni per ridurre la trasmissione sul trasporto pubblico. Elementi questi che suggeriscono di adottare un approccio a passi progressivi. 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 29 Aprile 2020, 00:18
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