Coronavirus Fase 2, come ripartire: orari di lavoro scaglionati e bus con metà posti. E il nuovo decreto slitta

Fase 2: orari di lavoro scaglionati e bus con metà posti. E il nuovo decreto slitta

di Marco Conti e Rosario Dimito
Le date delle prossime riaperture potrebbero slittare, a cominciare da quella di lunedì 20 di alcune aziende della meccanica e componentistica automotive, tessile, abbigliamento e meccatronica, quest'ultima una galassia di oltre 32 mila imprese con un fatturato aggregato di circa 280 miliardi. Il rallentamento della partenza della fase 2 dipende dalle divisioni fra la task force guidata da Vittorio Colao e il comitato tecnico scientifico che ha preteso una fase di riflessione per compiere uno screening approfondito dei fattori di rischio delle varie catene di produzione in Italia, sulla falsariga di quanto avvenuto in America dove il Tesoro ha stilata una graduatoria dettagliata per settore produttivo. Si sta tentando di fare una tavola, elaborando la mappa dell'Inail temperata da fattori correttivi con l'attribuzione di valori di rischio in funzione della maggiore o minore esposizione al contagio, all'efficacia dei dispositivi di protezione, della propensione allo smart working.
Sullo sfondo resta il dibattito sull'installazione di un'app intelligente ispirata da Colao ma su cui alcuni ministri hanno espresso più di una perplessità, anche alla luce dei dubbi dell'Authority sulla Privacy attenta a valutare le interferenze sulla vita privata dei cittadini: nel mirino c'è la geolocalizzazione che diventerebbe un grande fratello su tutti.

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LO SCREENING
Ecco allora che segna il passo l'accelerazione che si sarebbe voluta dare con un documento della task force da presentare entro domani al governo in modo che nel week end potesse essere varato il nuovo Dpcm con le disposizioni per le prime riaperture già dalla prossima settimana. Tutto slitta appunto, compreso il Dpcm a dopo lunedì 20. Ieri ci sono state molte videoconferenze tra Colao e i membri della squadra, i quali si sarebbe collegati anche fra loro. Ma nonostante il filo diretto fra l'ex top manager Vodafone, ambienti di Palazzo Chigi, qualche ministro e i virologi del comitato tecnico scientifico, non c'è stato nessun passo in avanti.
Si torna allo screening sull'esposizione dei vari settori in modo da verificare la compatibilità di mascherine, distanziamenti, orari flessibili, termo scanner, fasce di età, aree geografiche per scongiurare assembramenti nei vari luoghi di lavoro e nello stesso tempo consentire al Sistema Italia spa di rimettersi in azione per risalire la china dal baratro del -9% di pil a fine anno, sentenziato da Fmi.
Le prime bozze della tavola sinottica in elaborazione sta dimostrando che le manifatture, costruzioni, grandi opere, infrastrutture hanno un punto di sicurezza più alta perchè senza dover ricorrere al lavoro da remoto, presentano indici di contagio e di diffusione del virus bassi.
 

Uffici postali, banche, uffici comunali, mezzi pubblici (bus, treni, metro), negozi retail, bar, ristoranti, medici, infermieri (quindi sanità), alcune fabbriche e catene di montaggio, palestre, piscine sono le categorie con una esposizione maggiore perchè è più difficile creare corsie per distanziare i cittadini e scongiurare assembramenti. Un problema non da poco è poi quello della gestione del trasporto pubblico. Per mantenere le distanze in metro o sul bus occorrono più mezzi e personale. Tra le soluzioni al vaglio, quella di incrementare il personale, anche sugli autobus in città, per evitare la salita su mezzi che abbiano già raggiunto la capienza massima consentita (attualmente fissata a circa la metà dei soli posti a sedere).

ORARI
Poi ci sono da ripensare gli orari di lavoro per scaglionare ingressi e uscite. Ed infine la scuola che continua ad essere considerata l'ultima ruota del carro e si dà per scontato riapra a settembre, ma non si sa ancora come.
Il presidente del Consiglio Conte attende la relazione del gruppo di Colao con le proposte da sottoporre prima ai capidelegazione e poi al consiglio dei ministri. Modifiche all'ultimo Dpcm, prima del 3 maggio, sono difficili da ipotizzare. Anche perché imprese e fabbriche possono di fatto già riprendere a produrre se si adeguano ai protocolli di sicurezza e distanziamento sociale e comunicano al prefetto di competenza la richiesta.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Aprile 2020, 10:52
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