Coronavirus, Milano prova a tornare alla normalità: riapre il Duomo con ingressi a scaglioni

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di Claudia Guasco
Operazione normalità. Con la sensazione che, forse, il panico da coronavirus abbia un po' preso la mano. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala è in prima fila tra coloro che premono affinché la città riparta al più presto. Luci spente, saracinesche abbassate e uffici semi deserti non fanno bene all'animo e nemmeno al portafoglio. Così ieri il primo cittadino ha postato sulla sua pagina Instagram una foto che lo ritrae mentre beve un aperitivo con il conduttore Alessandro Cattelan, con il commento: «Un'altra dura giornata di lavoro».

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RIAPRE IL DUOMO
La Lombardia ha appena comprato quattro milioni di mascherine, ma al quinto giorno di quarantena in città comincia a serpeggiare la convinzione che le misure per combattere il virus siano state esagerate. Ieri sera San Siro appariva un teatro desolato per un surreale Inter-Ludogorets di Europa League: cancelli blindati e led luminosi che trasmettevano la comunicazione in duplice lingua del divieto di accesso agli spettatori. Da qualche parte bisogna pur cominciare, e anche in fretta. Il governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana ci ha provato dando un'interpretazione flessibile dell'ordinanza nazionale: ha esteso le regole per i ristoranti ai bar, che da due giorni possono restare aperti anche dopo le sei di sera, benché solo per il servizio ai tavoli e niente assembramenti al bancone.

«Milano non si ferma», è lo slogan lanciato da Sala. Il decreto del governo e l'ordinanza regionale per «limitare la socialità» hanno le maglie strette e il sindaco preme sull'esecutivo perché allenti la presa. Il primo risultato l'ha ottenuto con la riapertura dei locali, un altro passo importante sarebbe riportare i visitatori nei musei. Un segnale positivo arriva dal simbolo per eccellenza, il Duomo, che nei prossimi giorni tornerà ad accogliere i turisti «con ingressi scaglionati e biglietterie on line», anticipa l'assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera. L'obiettivo è evitare affollamenti e recuperare la normalità e la Veneranda fabbrica del Duomo si sta organizzando per riaprire il 2 marzo. Ma il mondo della cultura è ancora fermo, con grave danno per il turismo: «Ho parlato con il ministro Dario Franceschini. Ripartiamo dalla cultura, riapriamo qualcosa, possiamo cominciare dai musei o da qualcosa altro, ma la cultura è vita», afferma Sala. «Ho parlato anche con il presidente del Consiglio Conte e l'ho invitato a venire presto a Milano per rendersi conto di come è la situazione, ho chiamato il ministro Gualtieri, gli ho chiesto supporto e gli ho detto che un aiuto a Milano è un buon investimento».

La città attende con ansia la prossima ordinanza attesa entro sabato, sperando che possa consentire la ripartenza di tanti settori, dai cinema all'attività scolastica, alle imprese. Dalla Prefettura di Lodi sono arrivate le prime autorizzazioni alla ripresa del lavoro parziale per alcune aziende della zona rossa dove c'è «un fortissimo disagio economico», come denunciano i titolari delle aziende. Qui le scuole restano chiuse, Milano spera di poter ricominciare la prossima settimana ma la questione è delicata: se si interrompe l'ordinanza prima dei quattordici giorni indicati per l'incubazione della malattia, si rischia di vanificare l'operazione di contenimento del virus, ma sarebbe anche l'ammissione di aver assunto provvedimenti esagerati.

IL CAPO DEI VIGILI
Prolungare la chiusura delle scuole, tuttavia, significherebbe paralizzare la città, mettere in crisi le famiglie e lanciare un messaggio di pericolo ai cittadini. Quello che, secondo i suoi avversari politici, avrebbe fatto il governatore Attilio Fontana annunciando il suo isolamento con mascherina sul volto. E da ieri l'ha seguito Marco Ciacci, capo della polizia locale: anche lui la avuto contatti con la rappresentante dell'unità di crisi della regione positiva al virus.
 
 
 

Ultimo aggiornamento: Venerdì 28 Febbraio 2020, 09:06
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