Coronavirus, divieti violati, pene più severe: chi è positivo rischia 12 anni di carcere

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di Cristiana Mangani
La corsetta, il picnic, il parrucchiere fuorilegge: abitudini dure a morire. Solo una parte dei cittadini mostra buonsenso, perché tanti altri, compreso chi è stato messo in quarantena, víolano quotidianamente l'obbligo di restare a casa: 27.616 finora i denunciati, 8 mila solo negli ultimi due giorni, un 13,5% in più su controlli che hanno riguardato circa 700 mila persone.

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Cosí, ieri, abbandonati i toni morbidi e comprensivi, il Viminale, a cominciare dal Dipartimento della pubblica sicurezza, ha chiesto alle forze dell'ordine di effettuare indagini ancora più capillari, sanzioni e denunce emesse nei confronti di chiunque non abbia dei veri motivi per stare in giro. In particolare nei confronti di tutti coloro - troppi - che dovrebbero stare in quarantena e non lo fanno. Che si tratti di positivi con sintomi evidenti, come di asintomatici.

DATI DA BRIVIDO
La passeggiata è finita, dunque, e anche le partitelle con gli amici. Gli ultimi dati sui contagi elencati dalla Protezione civile sono da brivido e, se non si vuole effettuare una ulteriore stretta, che potrebbe prevedere da un coprifuoco alla francese fino alla possibilità di fare la spesa una volta a settimana, è necessario intervenire rimodulando gli interventi delle forze di polizia in base al senso di responsabilità mostrato dai cittadini, ancora troppo scarso.

Per questa ragione, ieri, è stata firmata una circolare dal capo della Polizia Franco Gabrielli, diramata a tutti i questori, nella quale viene stabilito che nel modulo con cui il cittadino attesta il suo diritto a circolare, sia compreso anche un quinto punto, ovvero quello in cui sottoscrive di non essere sottoposto alla misura della quarantena. La modifica si è resa necessaria dopo aver registrato diversi casi di persone che sono riuscite persino a violare questa regola fondamentale. E nei cui confronti la severità sarà estrema: rischiano, infatti, una condanna fino a 12 anni di carcere, perché il reato contestato potrà essere quello di epidemia colposa, disciplinato dall'articolo 438 del Codice penale, o anche il 448 e il 452 che stabiliscono le pene per chi attenti alla salute pubblica.

RIGORE MASSIMO
Rigore massimo sarà manifestato anche nei confronti di tutti quelli che stanno per strada senza una giustificazione. Le forze dell'ordine faranno ancora di più per convincerli a rimanere in casa. La percezione della gravità sfugge a troppi.
Tanto che, proprio per l'importanza che riveste la situazione, le forze dell'ordine hanno inserito nel ced - che contiene dati e precedenti sulle persone - una voce proprio legata alle denunce per coronavirus. Qualora, infatti, il governo dovesse decidere di effettuare un ulteriore giro di vite, chiunque si trovi registrato nella banca dati e risulti già denunciato, potrà difficilmente farla franca una seconda volta. E le conseguenze saranno decisamente più serie di quanto non sia stato fino a questo momento. Cosí come le verifiche per riscontrare se quanto dichiarato dagli interessati sia vero.

La disposizione di Gabrielli sottolinea che sulla base dei «feedback fatti pervenire al Dipartimento» è emerso come «la rete delle Autorità provinciali di p.s.» abbia «proposto di integrare il predetto modulo per rendere ancora più espliciti gli obblighi e le limitazioni cui sono soggetti gli spostamenti dei cittadini». Inoltre, con la modifica si vuole tutelare ancora di più il personale delle forze dell'ordine destinato ai controlli, che lavora spesso in condizioni difficili.

Il nuovo questionario sarà distribuito anche agli agenti. L'operatore di polizia «controfirmerà l'autodichiarazione, attestando che viene resa in sua presenza e previa identificazione del dichiarante». Di conseguenza, è spiegato ancora nella circolare, «il cittadino viene esonerato dall'obbligo di allegare all'autodichiarazione una fotocopia del proprio documento di identità».
 
 
 

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 18 Marzo 2020, 11:31
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