Poi il dietrofront: «L'orizzonte temporale resta quello del 13 aprile come annunciato dal presidente del consiglio. Ogni decisione sulle misure restrittive e sull'eventuale “fase 2” spetterà dunque al governo che, come sempre, si avvarrà delle indicazioni del comitato tecnico-scientifico», dice il capo della Protezione precisando il concetto espresso questa mattina in radio. «Nell'intervista ho chiaramente detto di non voler dare date e ho ribadito ancora una volta che l'inizio della nuova fase dipenderà dai dati e dall'analisi degli scienziati».
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Sulla circolare del Ministero degli Interni che è parsa autorizzare, salvo precisazione successiva, l'ora d'aria per i bambini Borrelli dice: «Bisogna andare avanti con il massimo rigore, anche la circolare esterna alla luce di quelli che sono stati i chiarimenti, di fatto non sposta i termini dei comportamenti, dobbiamo fare assolutamente attenzione per evitare di trovarci in una situazione nella quale ci sfugge nuovamente la catena dei contagi e ribadiamo che l'ora d'aria è una misura non ancora operativa e bisogna rispettare le regole di prudenza e stare in casa». Nell'ottica della ripresa, di una fase 2 in cui si ricomincerà a convivere con il virus, «su questo scenario stanno lavorando gli esperti, la parte tecnico-scientifica, ci diranno loro quali saranno le modalità operative di questa ripresa, sicuramente le mascherine servono ma serve soprattutto il distanziamento sociale, le mascherine sono ancora un problema anche se non per i sanitari con i carichi importanti dall'estero». La decisione sulla fase 2, ricorda ancora il capo della Protezione Civile «è riservata agli esperti, gli unici a dover dettare la linea», mentre sulla data del 16 maggio, data individuata come inizio della fase 2 ed eventuale e lento ritorno a una relativa normalità, dice: «Se le cose non cambiano può essere ma dipende dai dati, oggi siamo in una situazione stazionaria, dobbiamo vedere quando inizia a decrescere e come ritornare. Non vorrei dare date ma sicuramente il 16 maggio è un periodo di tempo lungo».
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Sul «conflitto» riaperto con le regioni e le dichiarazioni di Fontana sull'autosufficienza della sanità lombarda e la mancanza di risorse dal governo centrale, Borrelli risponde: «Per quanto riguarda l'emergenza i presidenti delle Regioni sono stati nominati soggetti attuatori del capo dipartimento della Protezione Civile e il governo centrale ha garantito le risorse per l'acquisto dei dpi e degli altri dispositivi necessari per il superamento dell'emergenza.
Sarebbe stato un guaio se il governo nazionale e il dipartimento della Protezione Civile avessero attratto a sé ogni competenza in materia di acquisizione di dispositivi di protezione individuale - dice - sappiamo che in ordinario queste attività sono garantite dalle Regioni perché la sanità è regionale; nel momento in cui c'é stata l'emergenza è intervenuto il dipartimento ma sono stati anche incaricati i presidenti della Regioni di poter acquisire direttamente, con risorse a carico dell'emergenza, tutto quello che era necessario». L'esigenza di avere una cabina di regia unica con l'emergenza è venuta fuori: «è evidente - conferma Angelo Borrelli - perché ci vuole, soprattutto nella gestione dell'emergenza, una regia unitaria forte, condivisa e coesa e sotto questo punto di vista ci sarà da ripensare anche al modello organizzativo». Sul problema della forniture delle mascherine «se ne sta occupando il commissario Arcuri - chiarisce Borrelli - Abbiamo avuto una esplosione di domanda di mascherine, la domanda credo sia cresciuta di 20 volte, siamo arrivati a 100 milioni di mascherine circa al mese come fabbisogno del sistema sanitario con una realtà nazionale che non aveva la capacità produttiva perché non si produceva in Italia e si tratta di far partire anche una produzione nazionale mentre si continua nella ricerca e nell'importazione di mascherine dall'estero, soprattutto sulla base degli accordi bilaterali che si sono realizzati con la Cina».
Ultimo aggiornamento: Sabato 4 Aprile 2020, 07:28
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