Strage di Corinaldo, la procura chiede il giudizio immediato per sei persone

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Giudizio immediato per i sei ragazzi della 'banda dello spray' per la strage della discoteca Lanterna azzurra di Corinaldo, dove doveva esibirsi il trapper Sfera Ebbasta: morirono cinque adolescenti e una giovane madre schiacciati dalla calca dopo alcuni spruzzi di spray urticante nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 2018. A chiederlo, alla vigilia della ricorrenza dell'anniversario della tragedia, è la Procura di Ancona che ritiene di avere raccolto «chiari e concordanti elementi di responsabilità» a carico dei sei, di età compresa tra 19 e 22 anni, residenti in provincia di Modena, arrestati il 2 agosto scorso. Sono ritenuti gli autori di un centinaio di colpi in discoteche e locali del centro-nord Italia.

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Tutti attuati con lo stesso modus operandi: spruzzare sostanza urticante e approfittare della confusione per sfilare o strappare collane e monili, come è avvenuto a Corinaldo. Solo che in quel caso la folla che si riversò fuori da un'uscita di sicurezza su una piccola rampa fece cedere la balaustra laterale, provocando la caduta di decine di persone, che travolsero le 14enni Emma Fabini e Asia Nasoni, i 15enni Benedetta Vitali e Mattia Orlandi, il 16enne Daniele Pongetti e Eleonora Girolimini, 39 anni, venuta ad accompagnare la figlia. Quasi 200 i feriti, alcuni molto gravi. Omicidio preterintenzionale, associazione per delinquere, lesioni personali e singoli episodi di rapine e furti con strappo i reati ipotizzati per Ugo Di Puorto, Andrea Cavallari, Moez Akari, Raffaele Mormone, Souhaib Haddada e Badr Amouiyah. Un sodalizio consolidato, secondo l'accusa, con ruoli diversificati: all'appello manca solo Eros Amoruso, presente a Corinaldo, ma morto in un incidente stradale qualche mese dopo.
 

Sono stati individuati dopo indagini particolarmente complesse condotte dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Ancona, con il contributo tecnico del Racis e dell'Università Politecnica delle Marche. A portare gli investigatori sulle loro tracce una traccia di Dna su una bomboletta di spray al peperoncino ritrovata sul pavimento della Lanterna azzurra. E poi intercettazioni e geolocalizzazioni. Il gip di Ancona ha ora cinque giorni di tempo per accogliere (o respingere) la richiesta di giudizio immediato e notificarla direttamente agli indagati, che si trovano in carcere e che potrebbero chiedere di accedere a riti alternativi, come l'abbreviato o il patteggiamento. L'inchiesta della Procura va avanti anche su un altro fronte, per il quale è stata chiesta da poco una proroga delle indagini a causa della complessità degli accertamenti tecnici. È quella relativa allo stato dei luoghi, ai controlli sulla sicurezza, alla vendita dei biglietti e alle autorizzazioni dello stabile, un vecchio capannone agricolo trasformato in balera e poi in discoteca, ma, sembra, mai regolarizzato. Diciassette gli indagati tra proprietari, gestori della discoteca, un dj, un addetto alla sicurezza, due ingegneri, la commissione comunale di vigilanza sui pubblici spettacoli, compreso il sindaco di Corinaldo. È destinato a chiudersi un altro fascicolo aperto dalla Procura minorile su due giovanissimi, un 17enne inizialmente sospettato di avere usato lo spray urticante e un altro: la stessa Procura ha chiesto l'archiviazione. L'unica posizione definita è del 65enne modenese Andrea Balugani, il ricettatore della 'banda dello spray', che si trova ai domiciliari: ha patteggiato pochi giorni fa una condanna a 4 anni e 2 mesi di reclusione con una multa di 2.000 euro.

Ultimo aggiornamento: Venerdì 6 Dicembre 2019, 19:00
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