Ci sono i più giovani, felici di tenere in mano un bicchiere di gin, seppure analcolico, per darsi un tono e, magari, qualche anno in più. E ci sono – ancora più numerosi – i tanti attenti a salute e linea, che rinunciano all’alcol ma non sono disposti a fare altrettanto con la convivialità di uno o più brindisi. Poi, ci sono quelli che, a fine serata, devono guidare. E, più semplicemente, i curiosi e i tanti che cercano novità e vanno a caccia di sapori inediti e sorprese per il palato. O forse considerano ormai “vecchio” quello che bevono i genitori.
FENOMENO IN CRESCITA
Sono le nuove generazioni le grandi protagoniste del boom globale degli analcolici. O meglio degli alcolici tradizionali, dal gin allo champagne e oltre, ripensati però totalmente senza alcol. Un fenomeno – e un’inversione di tendenza e mercato – internazionale, che si conferma anche nel nostro Paese. A dare la misura del trend sono i numeri. Stando ai dati dell’ultimo report “No-and Low-Alcohol Strategic Study 2022” di Iwsr, che analizza il mercato internazionale del beverage, il capitolo di vino, birra e ready-to-drink a bassa gradazione o senza alcol oggi sfiora i dieci miliardi di dollari di valore e, stando alle proiezioni fino al 2025, è destinato a crescere sensibilmente. La birra analcolica salirà dell’11 per cento. E i cocktail analcolici del 14 per cento. Bene il vino senza alcol, con un rialzo del 9 per cento. Tra i Paesi che trainano, per paradosso, la Francia, terra di grandi vini e produttori, che nel comparto enologico ha uno dei suoi pilastri, anche in termini di tradizione. Lo stesso presidente Emmanuel Macron ha dichiarato di bere «vino ogni giorno, all’ora di pranzo e alla sera», pensando forse così di farsi icona del Paese. Qualcosa però sta cambiando. C’è una corsa alle start up che producono analcolici e anche i grandi produttori stanno investendo nel comparto.
ALTA QUALITA’
«Gli analcolici, nel nostro Paese, rappresentano circa il 25 per cento del consumo giornaliero al bancone - dice il food e beverage manager, già pluripremiato bartender, Massimo D’Addezio, co-fondatore di Ro.Ck. Rooms&Cocktails – e il fenomeno è in crescita. Piacciono molto ai giovani. Le ragioni sono tante, inclusa l’attenzione a salute e forma fisica. Si beve in modo più consapevole. Per i bartender è un momento stimolante, sono prodotti di alta qualità che consentono miscelazioni interessanti e permettono di realizzare nuove creazioni. Per intenderci, il gin tradizionale è diverso da quello analcolico, perché l’alcol ha un sapore specifico, ma i nuovi distillati senza alcol portano nel settore e nel bicchiere inusitati sentori e sfumature di gusto, tutti da sperimentare».
Ultimo aggiornamento: Sabato 14 Gennaio 2023, 11:39
© RIPRODUZIONE RISERVATA