Un milione e mezzo di bambini ha lasciato l'Ucraina. Aiutiamo l'Unicef per difenderli dai trafficanti di esseri umani

Un milione e mezzo di bambini ha lasciato l'Ucraina. Aiutiamo l'Unicef per difenderli dai trafficanti di esseri umani

di Andrea Catizone

Sono circa un milione e mezzo i bambini, spesso senza genitori o adulti di riferimento, che hanno lasciato le loro famiglie e la loro casa dallo scoppio del conflitto in Ucraina.  Si tratta di una cifra sottostimata per le ovvie difficoltà ad avere dati certi e mentre si conosce il luogo di partenza, non è sempre sicuro quello di approdo in quanto molti di questi minorenni spariscono perché finiscono nella rete dei trafficanti. Un mercato disumanizzante che trasforma i corpi in merce, che fa dei bambini e delle bambine oggetti da scambiare e da barattare in cambio di vile denaro per soddisfare i desideri di chi può comprare tutto, anche la vita di altri.

Il Viminale ha diffuso dati allarmanti anche per quello che accade nel nostro paese dove abbiamo una delle più avanzate leggi a tutela dei minori stranieri non accompagnati. Una situazione di illegalità che si innesta nel traffico di esseri umani per lo più legato a sistemi criminali internazionali, il primato è di quella nigeriana, ma che potrebbe avere ulteriori sviluppi anche con i trafficanti dell’est ed in particolare provenienti dalla Romania, luogo di passaggio e primo approdo per chi proviene dalla guerra ucraina.

Le maggiori organizzazioni internazionali, tra cui Unicef, indicano  percentuali vicine al 30% il coinvolgimento di bambini e bambine nella tratta  anche se gli esperti sostengono con convinzione che la percentuale sarebbe nettamente superiore per il fatto che la stragrande parte dei rifugiati di guerra e dei profughi sono donne e bambini.

E’ un ulteriore effetto drammatico di un tragico conflitto che mette in una condizione di estrema fragilità i bambini sfollati che senza la protezione dei genitori e dei governi sono il principale obiettivo per lo sfruttamento e la tratta. Occorrono misure concrete e una rete di collaborazione che permetta un’adeguata protezione, a partire dall’accoglienza e dall’identificazione, per bloccare sul nascere questo orrendo mercato.

Ogni anno il Viminale pubblica un rapporto del Dipartimento di Sicurezza che lo scorso anno si focalizzava proprio sulla tratta degli esseri umani in Italia. Un fenomeno che già interessava l’Italia, di cui però non si discute abbastanza, ma che potrebbe essere aggravato dall’attuale situazione di conflitto bellico.

Nel 2020 i denunciati ed arrestati erano prevalentemente di origine africana,  nigeriana, seguiti da romeni albanesi e italiani. Si spiegano poi, sempre nel rapporto, vari tipi di traffici: lo smuggling che permetterebbe l’introduzione illegale di migranti nel territorio di uno stato; il trafficking che invece riguarda lo sfruttamento sessuale o economico riducendo le persone ad un livello paragonabile alla schiavitù. Quest’ultimo andrebbe ad alimentare i mercati per la maggiore remuneratività dove la manodopera sfruttata verrebbe per lo più impiegata nei settori agricoli, edili, manifatturieri e della ristorazione. 

Anche il tipo di organizzazione si articola su vari livelli per cui non è sempre facile individuare i responsabili per stabilire le tipologie di reato e le sanzioni da comminare. Un ruolo centrale  rivestito dalle organizzazioni etniche che pianificano e gestiscono gli spostamenti dal paese di provenienza a quello di arrivo; poi vi sono le zone di confine che si collocano nelle tappe intermedie del viaggio che forniscono documentazione falsa e indicano la rotta da seguire per sfuggire ai controlli delle autorità di polizia. Infine, al livello più basso, vi sono i soggetti stanziati in Italia che accolgono i migranti per consegnarli alla malavita locale.

La tratta di persone presenta un livello di crudeltà in ogni sua fase, culminando, nel paese di arrivo in un assoggettamento delle vittime attraverso un sistema di ricatti e sottrazione di documenti, con minacce e ritorsioni di infliggere del male ai familiari che sono rimasti nel loro paese. Spesso questo viene accompagnato da violenza fisica sulla vittima di tratta, di vere e proprie torture o violenze sessuali, pestaggi che negano ogni dignità all’essere umano.

Unicef accende un faro sui bambini provenienti dall’Ucraina che sarebbero esposti a questo traffico per il grande numero che li coinvolge e per la presenza di trafficanti di esseri umani intorno alle dogane in cerca di donne sole e di bambini. Si cerca di costruire delle strutture ad hoc per le persone più fragili, donne e bambini che arrivano stremate nel nostro territorio, ma non bastano da sole, occorre un impegno ed uno sforzo ulteriore per qualificare l’accoglienza rendendola effettiva e capace di garantire la tutela di chi fugge dalla guerra. Proteggere e non sfruttare ulteriormente.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 13 Giugno 2022, 13:08
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