Onlyfans e la condivisione di immagini, il corpo della donna non è un oggetto come qualunque altro bene materiale

Onlyfans e la condivisione di immagini, il corpo della donna non è un oggetto come qualunque altro bene materiale

di Andrea Catizone

Il corpo e la sua rappresentazione sembrano essere l’unica faccia della stessa medaglia per i giovani che vivono in spazi sempre più mescolati tra il reale ed il virtuale tanto da non esserci più alcun confine. È di queste settimane la discussione intorno al senso di piattaforme come Only fans, nata durante la pandemia, in cui si scambiano video, immagini e tutto quello che si possa trasmettere, a sfondo sessuale.

Gli abbonati, maggiorenni, scelgono liberamente di ritrarsi e di vendere parti di sé ad altri iscritti normalmente degli sconosciuti. In questi giorni si discute sulla natura di questo scambio e se possa essere considerato come prostituzione che tecnicamente richiede l’abitualità, la professionalità di chi offre le prestazioni sessuali.

In Italia la Legge Merlin ha abolito le cosiddette case chiuse senza considerare illecita la prostituzione, a meno che non si trasformi in attività di sfruttamento, di favoreggiamento o ancora di riapertura di quegli spazi in cui si praticava. E allora come considerare quanto accade nel web? Le ragazze abbonate al sito hanno dichiarato,  di non esserci nulla di male “nell’arrotondare” i bassi stipendi attraverso la vendita del proprio corpo; d’altro canto l’opinione pubblica è timida nell’esprimersi su un tema così delicato che ha a che fare con il corpo delle donne e la loro, nostra libertà.

Ma è su cosa pensano i giovani che diventa essenziale soffermarsi perché la fluidità di pensiero, di vita, di relazioni e di situazioni ai quali sono abituati costruisce comportamenti, azioni e convinzioni altrettanto aperte e fluide. La libertà spesso si esprime, per le giovani generazioni, come assenza di regole e di confini a dispetto del fatto che l’assenza o il non rispetto delle regole ha come effetto quello di fare decrescere l’esercizio dei diritti.

Del resto  il web è uno spazio senza regole e confini dove convivono informazioni palesemente false, sulle quali si costruiscono addirittura altisonanti teorie, e ricerche scientifiche frutto di anni di studio .

E’ sempre complicato analizzare, dal lato degli adulti e senza un atteggiamento di chi la sa lunga, quello che si agita tumultuosamente nella testa delle ragazze e dei ragazzi, ma ancora più difficile è trovare la misura per trasmettere loro dei valori che vengono dal passato e permangono perché costruttivi, ma che non per questo sono vecchi e da cestinare. Certo il dibattito sul senso di Only fans interviene sulla percezione di sé e dei propri diritti rispetto alle nuove forme di convivenza intermediate dal web  e il vecchio slogan  “Il corpo è mio e me lo gestisco io” non basta più di fronte alla potenza indelebile del web e alle sue capacità di rendere lecito, per la sua natura, quello che nella realtà è vietato o che si pone sul confine .

Nessuna risposta è già fatta, ma l'orizzonte si vede chiaramente  se si parte dalla convinzione che la prostituzione non può essere considerata un lavoro come un altro, perché ha a che fare con l’imponderabilità di come il consenso si costruisce e del punto di equilibrio nei rapporti tra le persone, ma soprattutto si deve convintamente credere che il corpo delle donne non è un oggetto come qualunque altro bene materiale. Se questo è il punto di partenza e senza cadere nella logica del divieto e del perbenismo che nulla hanno a che fare con questo dibattito, è ancora di più necessario che si costruisca una cultura consapevole e fondata sul riconoscimento della donna come essere umano e non come strumento che soddisfa il piacere prevalentemente altrui trascurando, tra l'altro il proprio. 


Ultimo aggiornamento: Venerdì 16 Dicembre 2022, 09:44
© RIPRODUZIONE RISERVATA