Ucraina, in Italia in arrivo moltissimi minori non accompagnati. Come accoglierli: dall'affido all'adozione. Cosa possiamo fare per loro

Ucraina, in Italia in arrivo moltissimi minori non accompagnati. Come accoglierli: dall'affido all'adozione. Cosa possiamo fare per loro

di Andrea Catizone

Il numero dei minorenni entrati nel territorio nazionale in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, secondo i dati del Viminale diffusi l’11 marzo, ammonta a 12 676, alcuni  di loro arrivati con un genitore altri senza nessun familiare. L’Italia è l’unico Paese europeo ad avere la legislazione più avanzata su questo tema, infatti la  legge n.47, mira a garantire il superiore interesse del minore, sancendo il divieto assoluto di respingimento alla frontiera del minore non accompagnato, garantendo ai minori stranieri condizioni paritarie ai cittadini europei anche con l’istituzione della figura del Tutore che affianca il minorenne in tutti i passaggi. 

L’Italia ha dimostrato  una straordinaria generosità nello sviluppo di una rete familiare di accoglienza che, tuttavia, per quanto riguarda i minori esige un’attenzione particolare. Ed infatti sono spuntate sul web informazioni non sempre corrette sulla procedura da seguire per accogliere in casa un bambino ucraino o per avviare percorsi di adozione che siano diversi da quelli indicati dalla legge.

L’accoglienza dei minorenni soli deve invece avvenire dentro le Istituzioni preposte a questo per garantire che non venga poi dichiarata invalida con un grave pregiudizio per il minorenne che, dopo un periodo iniziale di benessere, sarebbe costretto ad un ulteriore trauma dovuto all’allontanamento dalla famiglia adottiva o che l’ha accolto senza seguire le procedure di legge. Le ipotesi consentite dalla legge sono due: l’affido e l’adozione.

La difficoltà maggiore è quella di identificare i minorenni che arrivano senza documenti: indicare l’età anagrafica, renderli tracciabili per evitare illegali sparizioni o che cadano nella rete dello sfruttamento. Alcuni minorenni arrivano da un parente che già lavora in Italia, ma che non ha alcuna possibilità di provvedere allo stesso e vengono collocati in comunità o affidati a famiglie mantenendo ogni legame giuridico con la sua famiglia d’origine ucraina. Il dramma è che queste comunità sono già sovraffollate e spesso non sono in grado di rispondere ai bisogni elementari di questi piccole creature che, nel caso di bambini provenienti dalla guerra hanno bisogni sempre più complessi che richiedono risorse, non solo economiche, importanti. 

Un altro percorso che assicuri al minorenne accoglienza, ma anche  supporto affettivo ed educativo di cui ha assoluta necessità è lo strumento dell’affido  previsto dalla legge italiana. Attraverso una formazione del nucleo familiare che accoglie il minorenne, supportato dai servizi sociali, si individua il miglior abbinamento che possa soddisfare le esigenze del bambino e la peculiarità di quel nucleo familiare. L’affido, a differenza dell’adozione, è possibile anche per i single e non ha carattere di definitività poiché il minorenne non spezza il legame con la sua famiglia.

Le famiglie devono dare la loro disponibilità presso gli uffici competenti del loro comune di residenza in modo da essere inserite negli elenchi e per velocizzare i tempi si tende a privilegiare le famiglie che già hanno avuto un’esperienza di affido.

L’altra procedura, più lunga e complessa è quella dell’adozione con le difficoltà che questa legge, troppo vecchia ed inadeguata ai tempi e alle esigenze reali dei bambini e delle famiglie, anche perché si tratterebbe di adozione internazionale. Di queste ultime è competente la Commissione Adozioni internazionali (CAI) che è vincolata alle procedure indicate dalla Convenzione Aja del 29 maggio 1933. L’iter di adozione è seguito dal Tribunale per i minorenni al quale la coppia, sposata da almeno tre anni ed eterosessuale, deve rivolgere istanza specifica. In seguito alla verifica dell’esistenza dei requisiti,  il giudice emette un decreto di idoneità che autorizza l’inizio della procedura di adozione. Nel caso di bambini provenienti dall’Ucraina la difficoltà risiede nel fatto che deve esserci una necessaria collaborazione con il tribunale di questo paese sotto attacco russo dal 24 febbraio che ha bloccato ovviamente l’iter di adozione.

La CAI dichiara che nonostante l’avvenuto abbinamento con famiglie adottive, molti dei bambini sono ancora bloccati in Ucraina che oltretutto non ha ancora ratificato la Convenzione Aja che regola questo tipo di adozione internazionale. L’adozione, dunque, ad oggi sembra la strada più complessa e forse sarebbe l’occasione buona per mettere mano ad una legge che da troppo tempo si chiede di modificare 


Ultimo aggiornamento: Lunedì 13 Giugno 2022, 13:08
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