Napoli, le lettera dei bimbi in casa famiglia: «Caro Babbo Natale, non portarmi giochi: quest'anno regalami una famiglia»

«Caro Babbo Natale non portarmi giochi, regalami una famiglia»: le lettere dei bimbi nella casa famiglia

di Maria Chiara Aulisio

Una letterina inviata a Babbo Natale per chiedere un telescopio: un po’ perché «amo le stelle, mi incuriosiscono» e un po’ perché «così mi sentirei più vicino ai miei nonni che sono in cielo. Grazie di tutto e salutami i gufi e le renne». Giuseppe, otto anni, scrive a Santa Claus, e lo fa da una casa famiglia a pochi chilometri da Napoli dove, ormai da qualche mese, vive senza i genitori. La sua è una storia drammaticamente uguale a molte altre: abbandono, solitudine, dolore e speranza. La speranza, prima o poi, di vivere finalmente in una «famiglia normale». Il piccolo Francesco, dieci anni appena compiuti, anche lui ospite di una struttura di accoglienza per l’infanzia, lo scrive a chiare lettere: «Per colpa di mia madre sono già stato in due comunità. In questa sono da solo mentre nell’altra stavo con lei». E poi aggiunge: «Le educatrici mi vogliono bene, anche se dicono che ho la testa dura, e io pure voglio bene a loro. Diciamo che uno dei regali che vorrei è che una coppia mi porti a casa loro e mi aiuti a fare i compiti e mi accompagni al parco giochi quando ho finito di studiare». 

Lettere strazianti, che a leggerle vengono le lacrime agli occhi, scritte da chi l’infanzia, quella vera, non l’ha mai conosciuta. C’è chi chiede un lavoro per il papà «disoccupato da un sacco di tempo», chi invece vorrebbe «guarire dalla malattia» e chi, più semplicemente, spera di trovare sotto l’albero «una macchinina telecomandata, tanti libri e una Barbie ballerina per mia sorella». Il piccolo Angelo, 9 anni, pensa invece alla Playstation. «Quest’anno ho fatto il bravo - scrive con soddisfazione - e vorrei proprio la Playstation, me la merito». Ma ha già pronto un piano B: «Se non è possibile perché costa troppo, caro Babbo Natale, non fa niente, non ti preoccupare: scegli tu un gioco a piacere. A me va bene tutto». 

Sogni, speranze e piccoli e grandi desideri che finiscono dritti nella buca delle lettere di Anna Di Biase, volontaria tenace e determinata. Con la sua “Spa”, ovvero la “Società per Amore”, mette le migliori energie napoletane al servizio di chi ne ha bisogno. Anna - come vuole la tradizione - anche quest’anno sta organizzando la più solidale delle feste natalizie, quella in cui un piccolo gesto si trasforma in pura felicità per chi poco è abituato a vivere momenti di gioia e spensieratezza.

Ed è proprio nelle sue mani che sono arrivate le letterine di Giuseppe, Francesco, Angela, Assunta, Antonia... E chi più ne ha - è il motto della “Spa” - si faccia avanti perché la lista di doni è di quelle belle lunghe. «Ce la faremo anche stavolta - dice Anna Di Biase - le richieste sono tante, è vero, ma anche noi siamo parecchi. Sono fiduciosa come sempre: la macchina della solidarietà è già partita e nessun bambino resterà deluso. È chiaro che chiunque vorrà darci una mano è ben gradito». 

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Decine di letterine sono già state distribuite ad altrettanti benefattori (anche se i benefattori non bastano mai) pronti a soddisfare i sogni di tanti piccini che, altrimenti, sotto l’albero non troverebbero nulla. Un gruppo di amici, come amano definirsi, che si allarga a macchia d’olio grazie a una solidarietà contagiosa che ogni anno mette insieme sempre più gente. «Il nostro obiettivo è uno solo - spiega la Di Biase - regalare, almeno a Natale, qualche momento di gioia a quei bambini che tutto l’anno vivono nella sofferenza, nell’indigenza e nella precarietà». Tra i tanti desideri da esaudire anche quelli dei piccoli ricoverati all’ospedale Pausilipon; e tanti altri apparentemente meno sfortunati, ma ugualmente figli del disagio e del dolore. C’è tutto nella letterina della piccola Serena: «Vorrei tanto che la mia mamma stia sempre a giocare con me senza la bua e poi vorrei uscire e andare a visitare lo zoo e accarezzare tutti gli animali». Poi, i regali: «Ho visto un gioco che mi piace. Si chiama la “Casa di Playmobil”, quella che si porta sempre con sè, ma se non ce la fai a portarmela promettimi almeno che la bua di mamma va via presto e così possiamo tornare a correre e a divertirci insieme. Intanto ti mando il disegno di Babbo Natale che ti ho fatto. E speriamo che l’ho fatto bene». 


Ultimo aggiornamento: Sabato 4 Dicembre 2021, 10:02
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