Venezia, acqua alta da record: «Alla Basilica di San Marco si è sfiorata l'Apocalisse»

Allarme alla Basilica di San Marco: «Sfiorata l'Apocalisse»
«A un soffio dall'Apocalisse, a un pelo dal disastro». Una frase che fotografa plasticamente la tensione e il dolore vissuto ieri dai dipendenti della Basilica di San Marco, il «cuore» artistico e religioso di Venezia, colpita ancora una volta dalla grande acqua alta a 187 centimetri della scorsa notte. A pronunciarle il Procuratore di San Marco, Pierpaolo Campostrini, tra i maggiori esperti tecnici della salvaguardia della chiesa dai mosaici dorati. «Superato il metro e 65 cm - ha raccontato - l'acqua è entrata non solo nel nartece, come al solito, ma fin dentro la navata, ha allagato il pavimento e rompendo le finestre è entrata nella cripta, allagandola». Dentro il sotterraneo della Basilica, che anni fa venne impermeabilizzato per evitare altri danni dopo l'«Aqua Granda» del 1966, l'acqua è salita fino a un metro e 20 centimetri. Danni tutto sommato limitati, perché all'interno della cripta non vengono solitamente custoditi oggetti preziosi, se si escludono alcuni paramenti e qualche oggetto sacro per le celebrazioni che vi si tengono. Al suo interno vi sono anche le tombe dei Patriarchi di Venezia, che hanno subito danneggiamenti limitati. Ma per la costruzione medievale l'acqua rappresenta un pericolo subdolo perché, come ha spiegato Campostrini «avrebbe potuto dare problemi statici alle colonne, che reggono la basilica. Per fortuna, il personale ha agito con velocità e ha evitato danni fisici peggiori». Anche all'interno della basilica non ci sono danni visibili, L'acqua è entrata allagando tutto il pavimento delle navate, ma gli oggetti preziosi e i paramenti erano già stati sollevati e messi al sicuro. «Resta il danno invisibile - ha ribadito Capostrini - che è in via di valutazione, quello delle infiltrazioni e della risalita dell'acqua lungo le pareti. Siamo stanchi e arrabbiati».

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Un concetto ribadito anche dal Primo Procuratore di San Marco, Carlo Alberto Tesserin: «Èstata un'amara sorpresa - ha commentato - e questa volta l'acqua non è arrivata dal pavimento ma dalle finestre. Fortunatamente abbiamo portato in pochissimo tempo altre pompe idrovore in aggiunta a quelle esistenti, per cui in meno di 24 ore l'abbiamo messa all'asciutto. Però i danni rimangono, perché in queste 20 ore circa la capacità di assorbimento dei pavimenti e delle pareti è drammatica. La verificheremo nei tempi - ha chiosato - speriamo non sia così come temiamo». Il timore è sempre quello del silenzioso e persistente assorbimento dell'acqua da parte dei pavimenti e su per le pareti, fino a rischiare di intaccare i preziosi mosaici d'oro delle volte e delle absidi. Un nemico contro il quale la Procuratoria ha puntato la propria attenzione, studi ed energie, a partire principalmente dal nartece, l'atrio che regolarmente va sott'acqua anche con qualche decina di centimetri di marea. Ora, con i cambiamenti climatici e le tempeste ricorrenti, il rischio è sempre più pressante. Il Patriarca Francesco Moraglia lo ha sottolineato stamani: «Possiamo fare manutenzione ordinaria ma non straordinaria, strutturale». E la risposta è giunta dal ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, che intanto ha annunciato per domani un sopralluogo degli esperti del Mibact alla Basilica di San Marco con la Procuratoria, per una prima valutazione del danni.
 
 
 

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 13 Novembre 2019, 19:02
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