Terremoto in Irpinia: 3.000 morti, 300mila senza
tetto. Dopo 34 anni ancora in coda per ricostruire

Terremoto in Irpinia: 3.000 morti, 300mila senza tetto. Dopo 34 anni ancora in coda per i fondi ricostruzione
ROMA - L'Irpinia oggi si è fermata, come in quel 23 novembre del 1980, quando il terremoto con una scossa di magnitudo 6.9 della scala Richter seminò morte e distruzione lasciando dietro di sé quasi tremila morti, 9.000 feriti, 300mila senza tetto, 150mila abitazioni distrutte. Trentaquattro anni dopo numerose le manifestazioni per ricordare quanto accadde alle 19.34 di quella domenica.



Il tempo ha placato le furenti polemiche sull'erogazione dei fondi per la ricostruzione delle case e per le risorse destinate allo sviluppo industriale: complessivamente, per i comuni colpiti di Campania, Basilicata e Puglia, sono stati stanziati quasi 30 miliardi di euro, secondo quanto pubblicato nel 2011 dalla Camera dei Deputati. Restano ancora «code» che riguardano le aree industriali della ex legge 219 e i fondi destinati ai Comuni: gli ultimi stanziamenti, assegnati nel 2006 e quelli previsti per l'annualità 2008, non sono mai stati effettivamente trasferiti.







Per quanto riguarda invece le zone industriali dove lavorano 3.275 addetti (venerdì prossimo, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi visiterà la Ema di Morra De Sanctis), amministratori locali, sindacati, industriali e parlamentari hanno chiesto un incontro al vice ministro Claudio De Vincenti, che si terrà la prossima settimana, per discutere di infrastrutture e, in riferimento a presenze imprenditoriali, come la Ferrero, la Zuegg e nel settore aerospaziale, la stessa Ema, della possibilità di politiche nazionali in grado di attrarre nuovi investimenti.

Ultimo aggiornamento: Lunedì 24 Novembre 2014, 10:29
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