Lo studio di Crisanti su Nature: «Asintomatici contagiosi, oltre una certa soglia il coronavirus si attiva e diventa devastante»

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di Enrico Chillè
L'esperienza di quanto messo in campo a Vo' Euganeo, che insieme a Codogno è stato la prima zona rossa in Italia, è stata l'occasione per uno studio di importanza vitale sulla trasmissione del coronavirus. A realizzare lo studio sono stati ricercatori e medici veneti e britannici, coordinati dal prof. Andrea Crisanti, l'uomo che di fatto ha salvato il Veneto da una strage. L'ex docente dell'Imperial College di Londra, infatti, nonostante quanto dicesse l'Oms tra gennaio e febbraio, aveva sospettato che anche i positivi asintomatici potessero trasmettere il Sars-CoV-2 e per questo aveva deciso di fare tamponi su tutta la popolazione del piccolo centro nel Padovano.

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Lo studio è stato appena pubblicato sulla rivista scientifica Nature ed offre degli spunti importanti a livello globale. Si discute ancora sulla reale infettività di chi è stato contagiato dal virus ma non presenta alcun sintomo, ma il lavoro coordinato da Andrea Crisanti toglierebbe ogni dubbio. Gli autori dello studio spiegano infatti che «l'infettività degli asintomatici di Vo', misurata dalla carica virale, è la stessa di chi invece già presentava i sintomi dell'infezione». Il modello Vo', con la zona rossa e tutte le precauzioni conseguenti (tamponi a tutta la popolazione, isolamento di tutti i positivi, compresi gli asintomatici, distanziamento sociale e uso di dpi), ha dimostrato già all'atto pratico di essere efficace per scongiurare nuove infezioni. Ed ora viene anche scritto nero su bianco su una delle riviste scientifiche più importanti al mondo.

Tra gli autori dello studio c'è Enrico Lavezzo, docente del Dipartimento di medicina molecolare all'Università di Padova, che spiega: «Il dato sugli asintomatici è il risultato chiave dello studio, a Vo' la metà dei residenti erano positivi ma senza alcun sintomo al momento del test, mentre una parte di questi avrebbe sviluppato i sintomi dopo qualche giorno. Individuare gli asintomatici è molto più difficile, ma i dati di quanto accaduto a Vo' dimostra che questi sono in grado di contagiare con una carica virale analoga a quella dei sintomatici».

Nelle stesse ore del 21 febbraio scorso, mentre a Codogno veniva individuato il cosiddetto 'paziente 1', a Vo' Euganeo si registrava il primo decesso ufficiale in Italia per una polmonite causata dall'infezione di coronavirus. La Regione Veneto aveva subito decretato la zona rossa nel comune in provincia di Padova, in cui vivono quasi 3300 persone, per 14 giorni. In quelle due settimane, le autorità sanitarie avevano raccolto informazioni e dati di ogni genere: demografia, presentazioni cliniche e ricoveri ospedalieri, reti di contatti e risultati dei tamponi nasofaringei. Andrea Crisanti, nell'illustrare i risultati dello studio, ha spiegato: «La prima indagine, condotta subito dopo l'istituzione della zona rossa, rivela una prevalenza di infezione del 2,6%. La seconda indagine, invece, una prevalenza dell'1,2%. Di tutti i positivi accertati a Vo' Euganeo nelle due indagini, il 42,5% non aveva mai sviluppato sintomi, né al momento del test, né nelle settimane successive».

Anche sulla base di questo studio e di quanto accaduto a Vo' Euganeo, Andrea Crisanti ha suggerito una teoria (ancora tutta da dimostrare ma plausibile): anche gli asintomatici possono infettare gli altri e i contagi vanno fronteggiati in tempo, dal momento che oltre una certa soglia di infezione il Sars-CoV-2 potrebbe essere in grado di 'attivarsi' facendo emergere casi clinici (persone che necessitano di ricoveri in ospedale) anche molto gravi.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 1 Luglio 2020, 12:15
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