Mattia Briga su Leggo: «La mia Cuba Buena Vista»

Mattia Briga su Leggo: «La mia Cuba Buena Vista»

di Mattia Briga
Arrivo a Cuba senza aver prenotato l'hotel. Solo io -pensavo- posso essere in grado di andare dall'altra parte del mondo senza sapere dove dormirò.
Un taxi anni 50 ci lascia a La Habana centro. Ci dirigiamo verso un palazzo enorme che non capiamo se sia una torre o un grattacielo, una roba terrificante in cemento armato da brutalist architecture.
Ci viene incontro un tizio cubano che comincia a farfugliare qualcosa, dice che ha vissuto a Roma, a Via Veneto, per tanti anni. Sono 30 anni che vivo a Roma e non ho mai conosciuto nessuno che abitasse a Via Veneto, conosco solo Hotel e Night Club. Mi insospettisco ma sono in vacanza e non voglio essere pesante.
«Vi aiuto io a trovarvi l'alloggio». Perfetto, dunque. Appartamento splendido, gli lasciamo una mancia per l'intermediazione. Ce lo portiamo appresso per giorni.
Lui ci consiglia posti, prenota ristoranti e gli spettacoli di musica dal vivo, insomma, ci fa da cicerone.
L'ultima sera ci facciamo prenotare al Tropicana, un locale storico di L'Avana, ma serve un anticipo cash per riservare il tavolo. Al nostro arrivo, però, non siamo in lista. Chiamo il tizio: telefono spento.
Da fuori il locale sento suonare i Buena Vista, Chan-Chan.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 26 Giugno 2020, 16:11
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