Ronchi di Cialla, vini di confine
di Alessandro Brizi
«I Colli Orientali – chiarisce Pierpaolo Rapuzzi, al timone della cantina con il fratello Ivan e mamma Dina – hanno zone calde, Manzano e Buttrio, e altre fredde, Ramandolo e Tarcento. La piccola Cialla, a sudest della DOC è un’area molto fresca dove, con le medesime uve, vendemmiamo dieci giorni dopo i nostri vicini, a sette chilometri da qui». È il territorio che scandisce lo stile dei vini: freschi, eleganti e longevi. Doti ricercate sin dagli anni Settanta, quando quasi tutto il vino italiano seguiva altre e più dozzinali regole. «Da sempre – racconta Pierpaolo – produciamo solo vini da uve autoctone come Schioppettino, Verduzzo, Ribolla, Refosco e Picolit. Lo Schioppettino all’inizio non era neanche autorizzato e i miei genitori hanno rischiato la galera per produrlo. Noi vinifichiamo Cialla, il territorio, non un brand né un cognome».
La produzione conta circa 100mila bottiglie, presenti nei migliori ristoranti ed enoteche del mondo con il loro stile raffinato e capace di vincere il tempo; dall’inimitabile Schioppettino fino al raro Picolit, passando per il Ciallabianco e le altre etichette che, a ogni sorso, raccontano quello spicchio di terra di confine che è la vigna più orientale d’Italia.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 12 Giugno 2020, 06:00
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