Alberto Zangrillo non ha cambiato idea. Ribadisce la convinzione che si stia assistendo ormai a «un'altra malattia» rispetto a quella che ha colpito l'Italia nei mesi scorsi: ma per Massimo Galli il virus è rimasto lo stesso e bisogna stare attenti, con questi messaggi a «quello che resta in testa alla gente». Sono rimasti, come era prevedibile, sulle proprie posizioni il direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano e il primario del reparto malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, messi a confronto stasera a Porta a Porta. Zangrillo ha spiegato la propria affermazione dicendo che «dall'osservazione clinica abbiamo visto una flessione progressiva» fino a «non vedere più un paziente in terapia intensiva» dalla fine di aprile. Ma per Galli questa osservazione nasce dal fatto che in terapia intensiva «arrivano solo i malati più gravi» che sono effettivamente diminuiti per l'efficacia delle misure di distanziamento sociale e perchè le persone anziane, quelle a maggior rischio di conseguenze pesanti, hanno adottato comportamenti prudenti.