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Se Covid-19 rialzerà la testa non potremo tornare al lockdown, ribadisce Palù, ma sarà necessario «avere prudenza e tracciare i contatti. Quando si scopre un positivo bisogna risalire a chi è venuto in contatto con lui non per chiudere altre zone rosse, ma per isolare immediatamente queste persone». A casa «o in qualche albergo vuoto. Non certo negli ospedali - puntualizza - come ha fatto la Lombardia che ha ricoverato il 70% dei positivi contro il 20% del Veneto. Il modello - insiste - è avere presidi territoriali, controlli, tracciabilità, un sistema epidemiologico regionale in grado di raccogliere i dati dai presidi di igiene e sanità locali, dai medici di medicina generale o del lavoro, dalle industrie».
«Bisogna avere una sorveglianza biologica», continua l'esperto. «In Veneto c'è già stato un trial con una decina di industrie e la percentuale di positivi non ha mai superato l'1%.
Significa che i nostri industriali sono molto accorti in quello che fanno», evidenzia, avvertendo tuttavia come - a parte gli anziani che restano i più vulnerabili - i più esposti a un nuovo contagio sono «i lavoratori, a partire dai medici. Molti ne sono stati veicoli inconsapevoli, lavorando senza protezioni. È stata una grave ignoranza», commenta Palù. «Colpevole - aggiunge - perché la Sars ci aveva insegnato come circolano i coronavirus».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 25 Maggio 2020, 10:58
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