L'infettivologo Galli: «I contagiati sono dieci volte più di quelli ufficiali. E adesso potranno uscire di casa»

L'infettivologo Galli: «I contagiati sono dieci volte più di quelli ufficiali. E adesso potranno uscire di casa»
Il direttore del dipartimento di Malattie infettive del Sacco di Milano, l'infettivologo Massimo Galli, ha parlato oggi in un'intervista ai quotidiani Il Messaggero e Repubblica della partenza della fase 2, basata principalmente su mascherine e distanziamento: ma Galli, anche se non c'è la prova provata che questo sistema di riaperture sia efficace, afferma di non essere scettico. «Quello che è fondamentale è che ogni cittadino si senta responsabile. Nessuno può sapere oggi se funzionerà. Il tentativo va fatto, anche se molte indicazioni potrebbero essere modificate in corso d'opera, in base all'evoluzione del contagio»

Leggi anche > Conte in esclusiva su Leggo: «Oggi il primo passo, poi torneremo a correre»


"CONTAGIATI DIECI VOLTE PIU' DI QUANTO DETTO, ORA USCIRANNO" «Ci deve preoccupare il fatto che molte persone si siano chiuse in casa, l′8 marzo, con l’infezione. E l’hanno trasmessa in famiglia», ha detto al Messaggero. «Sappiamo che i positivi sono dieci volte tanto quelli trovati. Ora tutti usciranno di casa, senza avere una diagnosi definita e precisa. E questo potrebbe far aumentare il numero dei contagiati. Se ogni giorno vediamo molti casi in Lombardia è perché finalmente molte persone stanno ottenendo un tampone, non sono nuove infezioni, ma la coda di quello che non si è visto».

Leggi anche > Fase 2, da oggi le riaperture: dai bar ai ristoranti tutto quello che si può fare


«Non faccio previsioni su cosa potrà succedere in questi giorni», aggiunge Galli: «Dico che negli ultimi giorni abbiamo avuto una pressione sugli ospedali bassissima e abbiamo ricoverato pochissimo. E questo è un segnale importante. Deve però essere chiara una cosa: non sarà facile riaprire con una epidemia ancora in corso»Per Galli, «in una situazione tecnicamente ideale, prima dell'apertura ci sarebbero dovute essere altre cose».
Per esempio
«sarebbe stato estremamente più opportuno individuare prima e meglio i positivi, non in senso poliziesco o inquisitorio, ma per dar loro supporto sanitario, soprattutto a chi è chiuso in casa con l'infezione». Ma, in ogni caso, «il tentativo bisogna farlo».



"RISCHI NEL CONTESTO FAMILIARE" In questa fase, spiega a Repubblica
«il luogo di maggiore contagio è il contesto familiare. Il rischio è che si prenda il virus fuori e lo si porti in casa. Anche le aziende possono esserlo, molte si sono attrezzate autonomamente per limitare i focolai». Galli racconta la sua prima passeggiata ieri al Parco Sempione di Milano. «Ho trovato moltissime persone in giro, e questo non mi stupisce. È normale che la gente sia ormai portata a farlo, anche se benissimo non va: ho visto tanti giovani in gruppo, più o meno ammassati, qualcuno senza mascherina. Questo non va bene». Il problema «è cosa accadrà tra 15 giorni, se vedremo un'impennata dopo la riapertura. Nutro una speranza, che non è una certezza: che alcuni dei positivi possano avere una forza contagiosa più bassa. È un ipotesi, che con prudenza mi dà ottimismo».

"GENTE STANCA DI STARE A CASA" «Un tentativo va fatto, la gente non ne può più di stare in casa, molte attività economiche rischiano di morire, e muore anche chi ci lavora. Se l'apertura avviene è perché non ci sono alternative, ma dobbiamo viverla con il massimo senso di responsabilità nei nostri comportamenti», aggiunge Galli che ricorda che i pericoli non mancano. «Il rischio di una seconda ondata dell'epidemia non è una cosa che dico io - precisa - ma è un'ipotesi che spaventa l'Organizzazione mondiale della sanità. C'è stata in altri Paesi che hanno aperto, anche se non ha portato situazioni drammatiche. Ora l'abbiamo deciso anche noi, per motivi di assoluta necessità. Siamo di fronte a un esperimento di riapertura che si fonda principalmente su mascherine e distanziamento». 
Ultimo aggiornamento: Lunedì 18 Maggio 2020, 13:46
© RIPRODUZIONE RISERVATA