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Contro Covid-19 la scienza schiera anche le «truppe cammellate», scrive ironico Silvestri, spiegando che «un possibile aiuto decisivo nella battaglia contro Sars-CoV-2 potrebbe venire dai addirittura dai lama: non quelli mistici del Tibet, ma quelli sputacchioni del Perù». «Sembra una storiella, ma non lo è», la «bella notizia del giorno» scelta dal virologo: «Questi animali, che sono distanti cugini di cammelli e dromedari - spiega Silvestri - hanno la strana proprietà di fare degli anticorpi in cui la parte che riconosce l'antigene (cioè la struttura del patogeno che si vuole neutralizzare) è costituita da una sola catena polipeptidica, anziché due come nell'uomo, nelle scimmie, nei topi eccetera. Questi anticorpi monocatena (in gergo tecnico si chiamano 'heavy-chain-only antibodies', Hcabs, con un 'single variable domain', Vhh) sono utili in quanto più facili da sintetizzare e più stabili dal punto di vista sia termico che chimico».
Ebbene, «in uno studio appena uscito su 'Cell' - riporta lo scienziato - il gruppo di Jason McLellan alla University of Texas di Austin ha immunizzato dei lama con la spike di Sars-CoV-2», la proteina-arpione usata dal virus per attaccare le cellule bersaglio, «e ha notato la produzione di anticorpi monocatena capaci di neutralizzare con grande potenza questo virus», nonché quelli di Sars e Mers. «Gli autori hanno poi fuso questa Vhh con il frammento costante delle IgG umane (gli anticorpi immunoglobuline G, ndr), il cosiddetto Fc, così creando una molecola chimerica uomo-cammello - se volete, una specie di centauro immunologico - che è capace di neutralizzare Sars-CoV-2 in vitro e potrà essere sviluppata per uso terapeutico contro Covid-19.
A mio avviso in modo alquanto promettente», commenta Silvestri.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 8 Maggio 2020, 12:39
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