Coronavirus, l'allarme dei neurologi: «Potrebbe infettare il sistema nervoso»
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La via d'accesso ritenuta più probabile? Il naso. In generale i virus a Rna, famiglia a cui appartiene anche il patogeno responsabile dell'attuale pandemia, sono in grado di infettare organi e sistemi ulteriori a quello respiratorio, come ad esempio il sistema nervoso. Silani spiega in che modo il coronavirus può colpire il sistema nervoso e quali sintomi neurologici potrebbero presentarsi in pazienti affetti da Covid-19. «Studi relativi all'infezione da coronavirus suggeriscono che possa esserci un interessamento neurologico, e che il virus possa colpire il sistema nervoso centrale e periferico nonché il muscolo».
Ed è proprio quel sintomo ormai noto perché riportato da moltissimi pazienti, cioè la perdita o la riduzione della capacità olfattiva, che suggerisce agli specialisti «che il coronavirus possa, attraverso il naso, raggiungere e infettare il sistema nervoso centrale in regioni critiche della regolazione del sistema autonomo, oltre che quello respiratorio». Alcuni dei pazienti positivi a Covid-19 riportano anche «sintomi neurologici quali: ridotta capacità di percepire i sapori; percezione limitata o assente degli odori; neuralgia o ipoestesie» cioè dolori e riduzione di sensibilità, «cefalea; vertigini», e la lista prosegue comprendendo anche disturbi neurologici più severi.
«Si tratta di sintomi in un primo momento ritenuti secondari rispetto a quelli più 'urgentI' relativi alle vie respiratorie, ma che oggi ricevono considerazione sempre maggiore», spiega Silani. I neurologi, aggiunge l'esperto, sono preparati alla gestione dei pazienti affetti da malattie infettive. «Circa il 10% dei pazienti ospedalizzati per coronavirus necessita di assistenza in reparti di terapia intensiva e questo tipo di ospedalizzazione comporta anche un attento monitoraggio neurologico, per verificare l'eventuale insorgenza di problematiche neurologiche e di eventuali complicanze a distanza, post infettive». Il ruolo del neurologo è anche quello di «collaborare attivamente con gli infettivologi nell'eventuale scelta delle terapie, tenendo conto delle possibili e importanti interazioni farmacologiche, come quelle tra anti-virali e antiepilettici o anticoagulanti orali».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 2 Aprile 2020, 20:33
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