Coronavirus, Trump vuole riaprire tutto: «L'isolamento distrugge il Paese». Ma gli Usa superano i 50mila contagiati e i 600 morti

Coronavirus, Trump vuole riaprire tutto: «L'isolamento distrugge il Paese». Ma gli Usa superano i 50mila contagiati e i 600 morti
Donald Trump fa marcia indietro e vuole riaprire tutto. Proprio mentre gli Stati Uniti registrano una «grande accelerazione» nel numero di casi di coronavirus e possono diventare il prossimo «epicentro» dell'epidemia, così come avverte l'Organizzazione mondiale della sanità. Il bilancio in America supera infatti i 50mila contagiati (circa 7000 in più nelle ultime 24 ore) e i 600 morti, confermandolo come terzo Paese al mondo per numero di contagiati, dopo Cina e Italia. Il monito arriva mentre anche un gigante come l'India va in lockdown totale, le Olimpiadi di Tokyo vengono rinviate di un anno e i governatori americani chiudono uno Stato dopo l'altro con l'ordine 'stay homè, che ormai riguarda quasi 150 milioni di cittadini, quasi uno su due.

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Ma Donald Trump, incalzato da Wall Street e da vari economisti conservatori, va pericolosamente in controtendenza ed è deciso ad allentare almeno parzialmente le limitazioni negli Stati Uniti, pare con un sistema a fasi basato su fasce d'età e localizzazione geografica. Sfidando il parere contrario dei suoi esperti scientifici, a partire dal virologo di fama mondiale Anthony Fauci, scomparso dagli ultimi briefing della Casa Bianca dopo aver ripetutamente corretto il presidente. «Questo non è un Paese fatto per essere chiuso, dobbiamo riaprirlo, far tornare gli americani al lavoro», ha declamato in un town hall virtuale alla Fox, annunciando che deciderà lunedì prossimo, quando scadranno i 15 giorni di restrizioni. Ma si tratta di settimane, non di mesi: «Mi piacerebbe che gli Usa riaprissero e ripartissero entro Pasqua», ossia il 12 aprile. «Open for businness», ha scandito, incurante dei rischi di un effetto boomerang, come successo ad Hong Kong. «Un isolamento prolungato potrebbe distruggere il Paese» e una «grave recessione» potrebbe fare più vittime del coronavirus, ha ammonito. Del resto, «l'influenza stagionale e gli incidenti automobilistici mietono più morti del coronavirus e non per questo si chiude il Paese o si chiede alle case automobilistiche di non produrre più vetture».

La pandemia, ha ricordato il tycoon, ha già distrutto in poche settimane il balzo fatto in tre anni dall'economia sotto la sua amministrazione e le previsioni sono catastrofiche, come ha evidenziato Morgan Stanley: un calo del Pil di oltre il 30%, un tasso di disoccupazione in rialzo al 12,8% e un crollo dei consumi del 31% nel secondo trimestre di quest'anno. Numeri senza precedenti nelle statistiche economiche moderne. Il tycoon sa che la sua rielezione è appesa alla gestione della crisi da coronavirus e sembra aver scommesso sul salvataggio dell'economia più che su quello della salute pubblica, convinto che «la cura non può essere peggiore del problema».

Un vero azzardo, che potrebbe costargli caro, diventando la sua Katrina, l'uragano che segnò l'inizio della fine di George W. Bush. «Non c'è gara nella scelta tra riaprire l'economia e salvare vite, il primo obiettivo è quello di salvare vite umane. Punto», gli ha ribattuto il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo, accusando le autorità federali di aver mandato solo 400 respiratori contro i 30 mila necessari. «Qui abbiamo ormai 26 mila casi e il numero raddoppia ogni tre giorni, il trend dei malati è superiore e più veloce di quello inizialmente previsto», ha messo in guardia, sottolineando che il picco è previsto solo tra 14-21 giorni. Intanto al Congresso dem e repubblicani hanno annunciato di essere vicini ad un accordo per un pacchetto di aiuti che vale circa 2.000 miliardi di dollari. Wall Street respira.
Ultimo aggiornamento: Martedì 24 Marzo 2020, 21:47
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