Ultras, il racconto del tifo violento su Netflix (ed al cinema). La conferenza stampa via streaming ai tempi del Coronavirus

Ultras, il racconto del tifo violento su Netflix (ed al cinema). La conferenza stampa via streaming ai tempi del Coronavirus

di Paolo Travisi
Un ultras del Napoli, Sandro ‘O Mohicano, capo degli Apache, che dopo anni di scontri e violenza fuori e dentro lo stadio, ed un Daspo che gli impedisce di tornarci, sulla soglia dei cinquanta sta pensando di cambiare vita. Magari innamorandosi di una donna. Ma nel movimento del tifo violento, c'è la nuova generazione, che non accetta le regole degli “anziani” e vuole decidere. Tra loro un giovane, Angelo, 16 anni ed un fratello morto durante una trasferta, che non sa quale strada prendere. Aniello Arena, già protagonista di Reality di Matteo Garrone ed Antonia Truppo e Ciro Nacca sono tra i protagonisti di Ultras, film Netflix, diretto da Francesco Lettieri (con le musiche di Liberato) che uscirà in sala dal 9 all'11 marzo e poi sbarcherà sulla piattaforma globale di Netflix dal 20 marzo.



“Lo spunto per il film è stato un vecchio soggetto per un videoclip della canzone Frosinone di Calcutta, basato sul Moicano, un ultras di Latina. Abbiamo preso il cuore di quella storia e lo abbiamo trasportato a Napoli” ha detto nella conferenza stampa via streaming (ai tempi del Coronavirus) il regista che debutta con un film, dopo anni di esperienza nei video musicali (ha lavorato con Calcutta, Thegiornalisti, Noyz Narcos, Carl Brave x Franco 126 e Liberato), e che aggiunge. “Ho visto Estranei alla massa, documentario di Marra, l'unico che ho guardato sul mondo ultras, e mi piacque perché ti portava nella loro vita privata. Ma Ultras non ha la pretesa di raccontare quel mondo, ma storie di esseri umani, si concentra più su di loro, sui loro codici”.

Nella parte di Sandro ‘O Mohicano, Aniello Arena, attore con un passato nella criminalità organizzata - nel carcere di Volterra, dove ha conosciuto il teatro, sta scontando l'ergastolo dopo una condanna per strage di camorra – che a proposito del personaggio ha considerato: “ho sempre seguito il Napoli calcio, ma non conoscevo il tifo degli ultras. In Sandro ci ho messo del mio, il modo di parlare, di camminare, il gesto, ma non è proprio autobiografico, quando ho letto la sceneggiatura ho cercato di dividere il personaggio, che da una parte è attirato da quel mondo e poi vede l’amore, un’altra parte della vita, è un uomo contrastato. Ho pensato a me stesso, a come mi sarei comportato in una storia d’amore. La scena più difficile è stata parlare ad un gruppo di 50 persone, che in quanto leader dovevo riconquistare”.

Per Antonia Truppo, vincitrice di due David di Donatello come attrice non protagonista (Lo chiamavano Jeeg Robot e Gli indivisibili) che in Ultras interpreta Terry, la donna di cui si innamora il protagonista, "ogni personaggio ha il compito di portare il vettore al film, la mia Terry doveva mostrare quanto il Moicano fosse in crisi nella sua vita. La mia occupazione è stata mettere in difficoltà Aniello, che non capiva se fosse un gioco, se vero o falso. E poi di solito le donne forti,  nel cinema hanno sempre passato un guaio, invece la mia dimostra che si può esserlo senza queste giustificazioni. Come attrice, ho cercato un'improvvisazione costante, spogliandomi di quello che poteva essere il mio bagaglio, che non era nel registro del film e sarei stata stonata".



Ma il regista Francesco Lettieri, che nel suo film non voleva dare una lettura del mondo ultras, precisa comunque che negli anni all'interno di questi movimenti si è creata un differenza. "Il mio approccio è sempre stato quello di non voler forzare concetti psico-sociologici, ma solamente raccontare delle storie, poi è venuto fuori anche un racconto generazionale. Ci sono tanti gruppi che hanno diverse nature, difficile raccontare il movimento ultra che è diverso anche da città a città. Sicuramente c’è una forte natura nel sentirsi parte di un gruppo. Tra il Settanta e l'Ottanta la sua natura era più folcrolostica e colorata, mentre oggi l'ultras è più cupo e violento. Ma oggi è in un momento di grande crisi, la violenza e gli scontri sono più rari, esercitare la loro indole violenta è più difficile". 

Di grande impatto gli attori scelti dal casting, per lo più volti sconosciuti. "Il casting è durato sei mesi. L’idea era quella di lasciare spazio a tutti i personaggi, anche quelli minori, e dare un’identità e una verità a tutti. Abbiamo incontrato attori professionisti, giovani emergenti e attori non professionisti. Il risultato finale è un mix di tutti questi elementi" ha aggiunto Lettieri. 

 
Ultimo aggiornamento: Martedì 3 Marzo 2020, 19:25
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