Pelù sale sul ring: «Mi girano ancora le balle. Do i miei pugni e li ricevo». Dopo Sanremo presenta il nuovo album “Pugili fragili”

Pelù sale sul ring: «Mi girano ancora le balle. Do i miei pugni e li ricevo». Dopo Sanremo presenta il nuovo album “Pugili fragili”

di Ferro Cosentini
Usa da par suo la voce, il corpo e pure quegli occhi da El Diablo che però, per l’occasione, decide di tenere schermati da due lenti scure. È il suo body language, da sempre, e Piero Pelù non lo puoi certo cambiare. Così, alla presentazione del suo nuovo album Pugili fragili – in uscita oggi – il rocker toscano dice e fa. 

Dice: «Sono qui per festeggiare e non celebrare i miei quarant’anni di musica. Dal mio primo concerto in un piccolo circolo Arci di Firenze, quando dovetti montarmi da solo un palco che non c’era, legando tra loro dei tavoli e salendoci sopra, fino a oggi, al Festival di Sanremo, dove sono andato con un approccio easy e ho pure scippato a una signora una borsa da cinquemila euro. Perché la gara non mi interessava. Sono arrivato quinto, quando molti prevedevano per un vecchio rocker come me ultimi posti, e non dico che non faccia piacere, ma ormai sono giunto a quell’età in cui o ti diverti a fare quel che fai o te ne vai a curare l’orto».
 


Ascoltando Pugili fragili («da esseri umani, ma soprattutto da creativi, i pugni si danno e si ricevono») è tutto chiaro: Piero Pelù si diverte ancora un sacco. «E ho cose da dire perché, grazie al cielo, mi girano ancora le balle». 
Il risultato? Dieci brani prodotti con Luca Chiaravalli, con collaborazioni con artisti come Francesco Sarcina delle Vibrazioni e Andrea Appino degli Zen Circus, frutto di un’intelligente alchimia tra rock – anche duro, basti pensare a titoli come Ferro caldo, Fossi foco, Stereo santo – elettronica usata con gusto (il funky Luna nuda) e tinte punk come nell’eccellente cover Cuore matto di Little Tony, già esplosa a Sanremo, insieme al brano presentato in gara, Gigante.

Tra i testi, «un fil rouge sul tema della rinascita, dell’ambiente così come degli esseri umani, non a caso in copertina ho le squame, muto pelle». E dunque, un disco che apre con Picnic all’inferno citando Greta Thunberg, che ha autorizzato l’utilizzo di un suo intervento, e chiude con Canicola, sul riscaldamento climatico, e, in Nata libera, punta il dito contro la violenza sulle donne. «Il rock è questo, guardarsi intorno – conclude Pelù – Mi sento dire da quarant’anni che il rock è morto, ma finché ci sarà una chitarra arrabbiata, non sarà così. Le chitarre, quasi sconosciute ai giovanissimi. Quando ne vedo uno in strada con la chitarra a tracolla, se sono in auto gli suono e lo applaudo».
 

Ultimo aggiornamento: Venerdì 21 Febbraio 2020, 16:03
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