Christian De Sica al cinema con “La mia banda suona il pop”: «Oggi i comici hanno paura di far ridere»

Christian De Sica al cinema con “La mia banda suona il pop”: «Oggi i comici hanno paura di far ridere»

di Michela Greco
Capelli cotonati, tormentoni melensi, colori accesi. “La mia banda suona il pop” recupera le atmosfere anni 80 e lo stile della commedia di quell’epoca e ci aggiunge una sterzata action.
In circa 400 sale da giovedì, il nuovo film di Fausto Brizzi racconta la reunion dei Popcorn, band (immaginaria) che fu meteora nel panorama musicale italiano e i cui componenti, 40 anni dopo, sono dimenticati da (quasi) tutti e vivono di espedienti. Tony (Christian De Sica), Lucky (Massimo Ghini), Jerry (Paolo Rossi) e Micky (Angela Finocchiaro) erano dei simil-Ricchi e Poveri e ora sono quattro sessantenni senza un soldo. Un magnate russo, però, si ricorda di loro e li adora al punto da volerli a San Pietroburgo per un grande concerto per il suo compleanno, organizzato, insieme a un diversivo criminale, dal loro ex manager Franco (Diego Abatantuono). Autore delle canzoni originali del film, in puro stile Umberto Tozzi, è Bruno Zambrini, artefice di molti successi di Gianni Morandi e Patty Pravo. «Un vero maestro», sottolinea Christian De Sica, che con la sua chioma nera nel film omaggia Ivano dei Cugini di campagna.

Anche lei, Brizzi e Ghini avete fatto una reunion con questo film...
«Sono stato contento di tornare a lavorare con Fausto e con questi attori per uno dei pochi film italiani che fanno davvero ridere. Ho visto il film di Checco Zalone e mi è piaciuto, ma le risate erano poche e la commedia di Aldo, Giovanni e Giacomo ha toni melò».

Perché secondo lei si ride meno?
«Mi sembra che ultimamente i comici abbiano paura di far ridere, pensano ai David di Donatello o ai Nastri d’Argento e non spingono sull’acceleratore della comicità. Persino Benigni e Zalone si censurano. Io invece faccio parte di un’altra scuola, quella di Banfi per intenderci, quella di chi, pur di strappare una risata, calpesterebbe il cadavere della madre. Con il padre che avevo, da ragazzo decisi comunque di fare ciò che mi divertiva: cantare, fare il varietà, far ridere. È stata la mia forza».

Con questo film si è rituffato negli anni 80. Dei suoi che ricordo ha?
«Nel 1983 feci Vacanze di Natale e fu fantastico. Fino ad allora non avevo una lira e saltavo i pasti, poi ho capito che quel film mi avrebbe cambiato la vita. È stato il mio momento di svolta, da allora ho iniziato a mangiare».

E a livello musicale?
«Non ascoltavo molto questo tipo di musica. Mio padre mi ha fatto che aveva 50 anni e a casa sentivo Frank Sinatra, piuttosto. Si può dire che io abbia conosciuto la musica pop italiana grazie a Brizzi. In quelle canzoni c’era ottimismo, gli anni 80 erano un periodo folle. Oggi, anche pensando a Sanremo, si sentono canzoni buie».
Ultimo aggiornamento: Martedì 18 Febbraio 2020, 08:38
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