Zealandia, il continente sommerso dall'acqua per i terremoti: ecco cosa è successo secondo i geologi

Zealandia, il continente sommerso dall'acqua per i terremoti: ecco cosa è successo secondo i geologi
Un vero e proprio continente, che una volta emergeva dalle acque e che ora è completamente sommerso. Da anni i geologi si dividono sulla presunta esistenza della Zealandia, le cui uniche terre emerse rimanenti sarebbero costituite dalla Nuova Zelanda e dalla Nuova Caledonia. La comunità scientifica ne discute da tempo, anche perché c'è chi lo considera di fatto il settimo continente del mondo e chi invece nega questa 'autonomia' dall'Oceania.

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Uno studio, pubblicato sulla rivista Geology, ha provato a spiegare l'origine della Zealandia. Secondo i ricercatori, questo continente sarebbe nato da due eventi tettonici molto violenti: in un periodo compreso tra 60 e 85 milioni di anni fa, questa massa terrestre si sarebbe sganciata da un supercontinente chiamato Gondwana, da cui si sarebbero originati anche l'attuale Australia, il Mar di Tasmania e l'Antartide.

Secondo la nuova teoria elaborata dai geologi, in un periodo compreso tra 35 e 50 milioni di anni fa, questo continente sarebbe sprofondato di un chilometro e, in una tale situazione di tensione, si sarebbero formati diversi strati al di sotto del livello del mare. Questo spiegherebbe anche la formazione di diversi vulcani sottomarini in tutta l'area occidentale dell'oceano Pacifico. Lo studio pubblicato su Geology spiega che la rottura di subduzione si sarebbe propagata per tutta l'area, probabilmente tramite un lungo sciame sismico che avrebbe attivato nuove faglie e quindi nuovi movimenti tettonici.

Eventi del genere, d'altronde, possono alterare la geografia dei continenti. Quanto accaduto in Zealandia, secondo gli autori dello studio, avrebbe potuto modificare il clima globale oltre alla direzione e al movimento di tutte le placche tettoniche del nostro pianeta. Per giungere a queste conclusioni, i ricercatori hanno raccolto e analizzato diversi tipi di sedimenti fino a 864 metri di profondità.

Ruther Sutherland, geofisico dell'università Victoria di Wellington, in Nuova Zelanda, è il principale autore dello studio ed ha spiegato: «Una delle cose più sorprendenti è che i primi segnali della Cintura di Fuoco risultano essere quasi simultanei tra loro in tutta l'area occidentale del Pacifico». C'è però qualcosa che non torna: il periodo considerato è precedente alla riorganizzazione globale delle placche tettoniche e i ricercatori non capiscono come la subduzione possa essere iniziata in un'area così ampia e in così poco tempo. Per questo, la teoria dei geologi riguarda un nuovo meccanismo: un "evento di rottura di subduzione", simile ad un lentissimo sciame sismico diffuso lungo un'area decisamente estesa e in grado di 'ravvivare' le faglie più antiche, rimaste inattive per lunghi milioni di anni.
Ultimo aggiornamento: Sabato 15 Febbraio 2020, 22:31
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